Punto nascite chiuso a Chiavenna
Una soluzione arriva dall’Emilia

La maggior parte delle mamme snobba l’ospedale di Gravedona e preferisce quello di Lecco: «Ma sull’Appennino le strutture vengono riaperte»

Punto nascite di Chiavenna? Facciamo come l’Emilia Romagna. Questa la proposta che arriva dal comitato Insieme per l’Ospedale di Chiavenna, che ad ottobre del 2018 ha perso il punto nascite a favore di Gravedona.

Tornando sui dati diffusi nelle scorse settimane, che evidenziavano come le valchiavennasche preferissero, di gran lunga, portare a termine le proprie gravidanze a Lecco rispetto all’ospedale privato gravedonese, gli attivisti del comitato nato a difesa dell’ospedale della città del Mera tornano sul punto più controverso delle scelte regionali degli ultimi anni.

«La Regione Emilia Romagna – spiegano - ha avviato un percorso istituzionale per la riapertura dei punti nascita di sei ospedali di montagna situati sull’Appenino». Aree marginali, insomma, come quella della Valchiavenna, dove è stato varato un protocollo d’intesa sperimentale.

Secondo il quale le donne in gravidanza e senza alcuna complicazione potranno tornare a partorire nei punti nascita degli ospedali montani dove attualmente l’attività è stata sospesa: «Il ministro della Salute in tempi brevissimi ha dato il via libera al percorso istituzionale convocando una prima riunione alla presenza del presidente della Regione, di sottosegretari del ministero e dei sindaci dei Comuni interessati» spiega la nota del comitato.

«Visto il precedente, il comitato Insieme per l’ospedale di Chiavenna, chiede alle rappresentanze politiche locali e in special modo ai sindaci della Valchiavenna di prodigarsi nei confronti della Regione Lombardia al fine di attivare analogo percorso anche per il punto nascite di Chiavenna».

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