Pressing su Roma
per riaprire gli impianti
«In Svizzera si scia già»

Si moltiplicano le voci che chiedono la riapertura degli impianti di risalita appena possibile

Riapertura degli impianti di risalita, territorio in pressing sul Governo, mentre sul Diavolezza, nella vicina Svizzera, c’è già chi scia. Da Sondrio, da Milano e anche dall’aula di Montecitorio a Roma si alzano e si moltiplicano le voci di sindacati, amministratori e politici che chiedono all’esecutivo di non azzerare l’economia di montagna.

La matassa è di quelle difficili da sbrogliare, la ricerca di equilibrio tra tutela della salute pubblica - Governo e consiglio superiore della sanità restano fermi sulla necessità di rinviare l’avvio della stagione invernale ancora troppo rischiosa per l’epidemia - e salvaguardia dell’economia dei territori montani assomiglia a una missione quasi impossibile.

Dopo il grido d’allarme del comparto turistico dell’Unione commercio, ieri è toccato ai rappresentati politici locali, insieme alla Cisl, farsi carico del problema con posizioni che, nonostante le diverse sfumature, vanno tutte nella direzione di chiedere maggiore attenzione e tutela per un comparto che complessivamente a livello nazionale muove 1,2 miliardi di euro e in provincia impiega 600 addetti agli impianti di risalita, il 75% dei quali stagionali e dunque senza tutele.

«Pur consapevoli che il flusso turistico della prossima stagione invernale sarà, per ovvie ragioni, alquanto ridotto - dice Michele Fedele della Fit Cisl -, riteniamo che per la tenuta del tessuto economico e sociale della nostra provincia non sia possibile rinunciare al funzionamento degli impianti di risalita, il cui stop comporterebbe la conseguente chiusura di tutte le attività ricettive delle nostre località montane. E’ necessario, dunque, chiedere al Governo di consentire l’apertura degli impianti di risalita, attivando al contempo tutte le misure di sicurezza idonee a tutelare la salute degli utenti e dei lavoratori come prospettato nelle linee guida del tavolo tecnico interregionale».

Oltreconfine

Misure anti assembramento come quelle che sono state adottate in Svizzera dove, infatti, si scia. «I nostri impianti continueranno a funzionare e le nostre piste ad essere fruite - sottolinea il consigliere cantonale Michael - Sono stati e saranno eliminati tutti i momenti pre o aprés ski, come aperitivi e spuntini, nei punti ristoro».

Per il resto, nel rispetto di vincoli e regole più severe, con protocolli diversi per ciascun impianto, la stagione prosegue. Ed è la stessa cosa che i rappresentanti locali chiedono possa essere applicata nelle località italiane, per le quali peraltro è stato condiviso un protocollo unitario, a maggior ragione se con il passaggio da zona rossa a zona gialla saranno possibili gli spostamenti non solo tra regioni, ma anche tra Paesi.

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