Pini: sì alla fusione, ma non con Grosio
«Solo per i comuni del referendum»

Il sindaco è favorevole alla proposta di Mazzo: «I piccoli fanno fatica a sopravvivere. L’ente montano? Potremmo unirci a Bormio»

Anche il sindaco di Grosio Gian Antonio Pini che è anche presidente della Comunità Montana di Tirano, è d’accordo sulla fusione dei comuni del Tiranese come riproposto a sei anni dalla bocciatura attraverso referendum degli abitanti di Grosotto, Mazzo,Tovo, Vervio e Lovero, dal primo cittadino di Mazzo, Franco Saligari

Ma rispetto al sindaco di Grosotto, Giuseppe Saligariche ha proposto di estendere i confini del comune da Sernio a Grosio, Pini riduce i confini: «Grosio deve restare autonomo perché ha la forza del proprio apparato di uffici comunali che gli consente di mantenere l’attuale status; Sernio invece ha già in atto convenzioni col Comune di Tirano, e quindi un giorno si unirà con Tirano ma non con gli altri comuni a nord. I comuni che devono fondersi sono gli stessi del 2013, ovvero Grosotto, Vervio, Tovo, Mazzo e Lovero perché da soli fanno fatica a sopravvivere.».

Da cinque comuni (Grosotto, Tovo, Mazzo, Lovero, Vervio) la fusione ne farebbe nascere uno solo, quindi la composizione della Cm cambierebbe notevolmente a livello numerico: «Avremmo sette comuni: Grosio, quello della fusione, Tirano, Villa di Tirano, Bianzone, Aprica, Teglio e l’organigramma sarà simile a quello della Cm Alta Valle di Bormio (Sondalo, Bormio, Valdisotto, Valdidentro, Valfurva, Livigno) e a quel punto si potrebbe pensare anche ad una Comunità Montana unica visto che siamo due zone entrambe ad economia turistica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA