Piano degli ospedali, Sondrio perno dell’intero sistema

Niente ospedale unico, ma un modello a rete, il cosiddetto hub and spoke, con il nosocomio del capoluogo, Dea di secondo livello, a fare da perno, il Morelli di Sondalo sede del dipartimento di emergenza della montagna e le strutture di Morbegno e Chiavenna, ospedali di comunità.

La presentazione ufficiale del progetto del Politecnico di Milano per la riqualificazione della rete ospedaliera di Valtellina e Alto Lario ai sindaci del distretto non è andata lontana dalle indiscrezioni trapelate alla vigilia.

All’incontro, convocato al Pirellino su richiesta degli assessori regionali Massimo Sertori (Montagna) e Giulio Gallera (Welfare), alla presenza dei direttori generali dell’Ats della Montagna Lorella Cecconami, dell’Asst Tommaso Saporito, di Areu Alberto Zoli oltre che dei tecnici del Politecnico, 62 rappresentanti dei Comuni del distretto e di cooperative e case di riposo.

A loro, a porte rigorosamente chiuse, è stato illustrato il progetto, «frutto di un lavoro molto intenso» ha detto Sertori, su cui si aprirà poi il confronto all’interno delle conferenze d’ambito e dell’assemblea dei sindaci. La proposta prevede che Sondrio, hub del sistema, si caratterizzi per la centralizzazione delle alte specialità, con il trasferimento della chirurgia toracica e vascolare da Sondalo e la riorganizzazione della neurochirurgia e il potenziamento degli ambulatori e delle convenzioni con i relativi investimenti in risorse umane, professionalità e adeguamento strutturale.

Il Morelli di Sondalo, sede del dipartimento di emergenza della montagna, sarà il riferimento nazionale per le patologie pneumologiche e per la tubercolosi, avrà rafforzata la connotazione riabilitativa e ci sarà un’attenzione particolare alla traumatologia con garanzia della risposta all’emergenza-urgenza. Per questo è prevista la riconfigurazione e la razionalizzazione dei padiglioni esistenti, prevedendo in ciò anche l’accordo con il Comitato paralimpico. Nessuna particolare novità per quanto riguarda le strutture di Morbegno e Chiavenna se non il potenziamento, per quest’ultima, dei servizi territoriali e la piena applicazione delle attività del Pot in Bassa Valle.

Una proposta il cui approccio l’assessore Gallera ha definito concreto, serio e scientifico. «Siamo abituati a prendere impegni sulla base di ciò che si può fare - il suo esordio -, senza demagogia. Le scelte, in una stagione di risorse scarse, devono essere fatte in maniera seria e oggettiva. Da qui è nata la decisione di affidare l’incarico al Politecnico - primo esempio di questo genere -, ente terzo che ci potesse dire come garantire ai valtellinesi sevizi di qualità in grado anche di attrarre persone, partendo proprio dalla voce del territorio. Il Politecnico non aveva alcun assioma da dimostrare, ma liberamente, valutando i dati e dopo le numerose audizioni fatte per capire le esigenze del territorio, ha fornito la sua risposta».

Una proposta che guarda al futuro, come ha ricordato Sertori, e che mette in campo «tutto ciò che realisticamente si può mettere». «I cittadini - ancora Gallera - devono sapere che questo progetto garantisce loro il massimo dei servizi che possono avere in un territorio di montagna». «Da valtellinese - conclude Sertori - credo che questa sia una straordinaria opportunità che spero venga colta da tutti in maniera responsabile».

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