Pecore sbranate dal lupo

«Non accusate gli allevatori»

Della Bitta: «È una follia dire che la protezione toccava a loro

Sono hobbisti, semmai bisogna ringraziarli perché tengono vivi i monti»

«Sarò all’antica, ma non tradisco i nostri agricoltori e i nostri allevatori, lo siano in forma professionale o in forma amatoriale, per hobby o per passione personale. Continuo a stare con loro e a pensare che se c’è qualcuno che vive il territorio con i propri animali, siano pecore, capre o mucche, abbiamo speranza».

Parola di Luca Della Bitta, sindaco di Chiavenna e già presidente della Provincia di Sondrio, prima del mandato di Elio Moretti, che ha voluto manifestare, pubblicamente, la propria vicinanza al mondo della zootecnia, a chi vive il territorio anche della media e alta quota, e che, in questi giorni, deve fare i conti con il “problema” lupo. Il grande predatore che ha fatto capolino in Val Fontana, nel territorio comunale di Chiuro, assalendo, in più momenti, greggi di pecore al pascolo libero in questa valle delle Rezie, e, consegnando, al loro proprietario, un allevatore della zona, il triste bilancio di venti pecore fra morte e ferite.

Di cui, l’uomo, si è accorto il 21 aprile scorso, quando, salito in quota, ha constatato il misfatto. Denunciando, subito, l’accaduto alla Polizia provinciale e ai Carabinieri del Corpo forestale dello Stato che hanno effettuato il sopralluogo e raccolto tutti gli elementi utili a capire se di lupo, effettivamente, si tratta. E pare proprio che sia così. Un solo esemplare, che ha trovato comodo, come è nella sua natura, assalire le pecore, facili prede, allo stato brado.

«Tralascio la discussione in materia di grandi predatori sulla quale so che, la Provincia di Sondrio, in collaborazione con le due Province montane di Belluno e del Verbano-Cusio-Ossola - dice Della Bitta - sta lavorando per trovare soluzioni equilibrate tra le esigenze di tutela della natura e la vita quotidiana di uomini e donne che scelgono di vivere questi straordinari territori. Però, leggere che, per bocca di un funzionario provinciale, a seguito della presenza di un esemplare di lupo, si mettano in discussione decenni di cultura, agricoltura e allevamento della mia terra, mi ferisce. Non è stata la linea dell’amministrazione provinciale degli anni passati, e credo non sia nemmeno quella attuale».

Per Luca Della Bitta, come per Gianmario Tramanzoli, vice direttore dell’Associazione regionale allevatori, intervenuto ieri su queste stesse colonne, non si può chiedere agli allevatori di recintare le greggi su maggenghi e pascoli.

«Stiamo parlando di persone cui dobbiamo solo dire grazie, siano essi agricoltori, allevatori, hobbisti o cacciatori - dice Della Bitta -, perché presidiano e custodiscono la nostra terra in un momento in cui ne ha tanto bisogno. E accusare chi, da solo, con passione, capacità ed energia, ogni giorno, si prende cura delle nostre montagne e del nostro territorio, per un lupo, con tutto il rispetto per ogni forma di vita, mi sembra paradossale ed inaccettabile». Si ripropone, quindi, sotto forma di contrapposizione netta fra due mondi separati, il tema della convivenza, in montagna, fra grandi predatori e prede.

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