Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 14 Maggio 2015
Orario prolungato a rischio, famiglie in rivolta
«Il servizio non potrà essere istituito e non prenderà avvio a settembre in assenza delle condizioni previste». Ovvero di un minimo di quindici bambini iscritti. È arrivata come una doccia fredda sui genitori dei piccoli iscritti alle scuole d’infanzia Gianoli e Segantini di Sondrio, la comunicazione del Comune che fa saltare un servizio che per molte famiglie risulta indispensabile.
Alla Segantini a prendersi la responsabilità di divulgare la cattiva notizia è stata la dirigente Giulia Rainoldi che ha scritto ai genitori dei bambini interessati, coloro cioè che avevano presentato regolare domanda di prolungamento d’orario all’atto dell’iscrizione all’asilo, comunicando che «purtroppo questo servizio non potrà essere istituito a causa della scarsità delle richieste pervenute così come reso noto dal Comune di Sondrio» e allegando la lettera dell’amministrazione di palazzo Pretorio.
Al momento infatti in via Colombaro sono 13 i bambini che avrebbero bisogno di usufruire del prolungamento dell’orario, contro il numero minimo di 15 richiesto dal Comune. Che significa che nessuno dei quaranta nuovi iscritti alla scuola d’infanzia intende avvalersi del servizio.
Ancora meno in via Gianoli dove gli iscritti, comunicati nella nota di palazzo Pretorio, sono nove, anche se, secondo i dati aggiornati del dirigente Carlo Zanesi, sarebbero saliti a 11. Sempre troppo pochi.
E comunque, secondo il tono della lettera del Comune - piaciuto molto poco alle famiglie interessate -, non si tratterebbe neppure soltanto di una questione di numeri. «Da un’attenta analisi del servizio - si legge nella missiva - risulta che non risponde ad una reale necessità delle famiglie, in quanto la frequenza è limitata ad alcune mensilità dell’anno scolastico e risulta sporadica poiché soltanto il 50% degli iscritti è presente giornalmente».
Un’interpretazione quella del Comune che secondo i genitori non tiene conto di alcuni fattori fondamentali a partire dai soggetti cui è rivolto il servizio: i bambini. Bambini che si ammalano (spesso), che hanno altre attività per le quali rischiano di dover “saltare” qualche giorno di prolungato al mese e che, a volte, possono anche essere stanchi sul finire della settimana tanto da richiedere organizzazioni differenti, seppur complicate per chi lavora.
Ma, in ogni caso, il punto è che le famiglie che hanno aderito al servizio - che richiede la presenza di una persona nelle due ore garantite oltre l’orario normale - pagano il prolungamento dell’orario - trenta euro al mese per il primo anno, quaranta dal secondo in base alle tariffe decise nel 2014 - sia che frequentino tutti i cinque giorni della settimana, sia che lo facciano in maniera più sporadica.
Ma non soltanto. All’atto della domanda di iscrizione al servizio il Comune non chiede ai genitori di garantire un numero minimo di presenze settimanali o mensili. «Salvo poi - dicono le famiglie -recriminare».
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