Operaio morto lavorando
Ma per chi? Quattro indagati

Il mistero della fine di Zyber Curri risale al 12 dicembre 2018 - Le aziende: «Sconosciuto al cantiere»

La Procura di Como ha chiuso il cerchio attorno alla morte di Zyber Curri, operaio edile kosovaro di 48 anni, residente a Edolo (Brescia) che il 12 dicembre del 2018 ha lasciato una moglie e quattro figli, scomparso in un terribile incidente sul lavoro nel cantiere di una centrale idroelettrica in Val Cavargna. Una vicenda dai contorni decisamente misteriosi: l’operaio, dopo la tragedia, era stato metaforicamente scaricato da tutte le aziende impegnate a vario titolo nel cantiere in località Mondrago, non si riusciva ad accertare per chi lavorasse l’uomo e, quindi, di chi fossero le eventuali responsabilità nella sua morte.

Nei giorni scorsi, però, il sostituto procuratore di Como Maria Vittoria Isella ha notificato l’avviso di conclusione indagini e chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di quattro persone, tre delle quali valtellinesi.

Ma partiamo dalla cronaca di quanto accaduto quel 12 dicembre del 2018: l’operaio stava posando tubature in località Mondrago quando, probabilmente a causa del ghiaccio, è scivolato per diversi metri lungo un dirupo, battendo più volte la testa contro le pietre.

Dopo il tragico infortunio, è iniziata la battaglia dei familiari di Zyber Curri, la moglie e le figlie più grandi in particolare, che si sono affidati a tre legali

L’operaio in passato aveva lavorato come dipendente dell’impresa individuale di un amico e connazionale, la Edil Albini. Quando quest’ultimo aveva cessato l’attività, Zyber era stato formalmente assunto da un’azienda con sede a Gallarate, in provincia di Varese, la Hera Srl.

Zyber e l’amico lavoravano insieme nel cantiere in Val Cavargna. I lavori vedono come committente la Spa “Energia e Ambiente”, con sede a Sondrio, che aveva a sua volta subappaltato l’intervento ad altre ditte, tutte valtellinesi,. Non figura, però, tra le ditte impegnate nel cantiere, proprio la Hera Srl, di cui il 48enne risultava dipendente, e tutte le aziende valtellinesi, alle richieste degli avvocati del sindacato Fillea Cgil Lombardia, che sta appoggiando in tutto e per tutto i familiari della vittima, hanno risposto più o meno allo stesso modo: «Nel cantiere tutto si svolge secondo le regole, Zyber Curri non lavorava per noi, era sconosciuto al cantiere».

Insomma, un fantasma, che però si trovava nel cantiere ed è morto lavorando. Ma per chi? Per dare una risposta alle domande la Procura di Como ha aperto un fascicolo e le indagini dei carabinieri e dei tecnici dell’Ats della Montagna sono arrivate ora a una conclusione.

Richiesta di rinvio a giudizio, quindi, per quattro persone Sono accusati di omicidio colposo aggravato.

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