«Oltre la Delrio, altra sfida in bilico con il nuovo governo»

l lavoro sulle Province fatte al tavolo del ministero dell’Interno è una delle questioni rimaste in sospeso. Sertori, rappresentante delle Regioni, perplesso: «Prima tutti d’accordo sulle modifiche, ora vediamo che succede»

C’è anche quella delle Province, il superamento della cosiddetta Delrio, tra le questioni rimaste in sospeso sul tavolo del ministero dell’Interno. Certo non una delle macro priorità per il Paese, ma di sicuro un punto dirimente per il funzionamento delle istituzioni sul territorio. Una questione da sempre al centro dell’attenzione e delle battaglie di una Valle frammentata in 77 campanili con la necessità di una guida unitaria, capace di fare sintesi tra difficoltà, problemi e soluzioni sovracomunali.

Al tavolo del ministero, insieme al sottosegretario leghista Stefano Candiani, è stato seduto in qualità di rappresentante delle Regioni Massimo Sertori, l’assessore lombardo alla Montagna che nel suo passato da presidente della Provincia di Sondrio si è sempre battuto per la valorizzazione dell’ente di palazzo Muzio. E che ora, da salviniano della prima ora, non solo per il superamento della Delrio ma anche per questo, si dice quanto meno perplesso.

«Sono curioso di vedere cosa fanno adesso - dice ironico -. Con il sottosegretario Candiani avevamo intrapreso un lungo percorso, fatto di incontri e confronti che aveva portato a condividere la necessità di una semplificazione istituzionale e, per quanto riguarda le Province, il necessario ritorno all’elezione diretta degli organi di governo. Punti sui quali c’era stato l’accordo anche del presidente nazionale dell’Upi Michele De Pascale (presidente dem della Provincia di Ravenna) e del numero uno dell’Anci Antonio De Caro, sindaco di Bari, anch’esso in quota Pd. Vediamo cosa succede adesso».

Una questione di coerenza, secondo Sertori. «Per i rappresentanti istituzionali dem è un bel banco di prova - insiste -. Quando al ministero dell’Interno c’era Matteo Salvini erano tutti d’accordo sulla necessità di andare oltre la Delrio che ha ampiamente dimostrato di non funzionare e cha ha creato piuttosto grandi danni. Ora però che in questo nuovo governo c’è dentro di tutto voglio proprio capire come andrà a finire con tutto il lavoro fatto e condiviso da Regioni, Province e Comuni».

Dal canto suo l’assessore regionale rivendica la coerenza «che - dice - certamente non verrà meno su questa questione». Una linearità di pensiero ed azione che riconosce per primo al suo capitano. «La differenza tra Salvini e tutti gli altri uomini politici - sostiene - è che è sempre stato coerente. Piaccia o non piaccia quello che pensa o che fa, certo non gli si può imputare di essere uno che fa giochetti».

Non così per gli alleati nel nuovo governo verso il quale Sertori non nutre, evidentemente, grande stima. «È difficile commentare quanto successo - dice - perché è vero che ormai siamo abituati anche alle cose più bizzarre, ma tutto quello che è accaduto non mi pare una vicenda normale. Siamo di fronte ad un accordo tra due forze che si sono dichiarate odio a vicenda e che poi per scongiurare le elezioni e non far toccare palla a Salvini hanno deciso di mettersi insieme. Due entità agli antipodi il cui unico punto in comune è la necessità di preservare i posti».

Un giudizio pesantissimo che accomuna anche i voltagabbana dell’ultimo minuto. «Il giorno prima che Salvini dichiarasse lo strappo tutti chiedevano di mandare a casa i 5 Stelle perché impedivano di lavorare - insiste -, poi il giorno dopo, appena intravista la possibilità di un esecutivo alternativo, hanno cambiato idea imputando a Salvini la colpa della nascita di questo governo. Ma attenzione perché sono elettori che non stanno né coi 5 stelle, né tantomeno con il Partito democratico».

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