«Niente vaccini
E noi medici perdiamo ore
per la burocrazia»

Maria Pia Taddeo, medico a Talamona «Da un lato i pazienti, dall’altro troppe incombenze»

Da un lato, i vaccini che non ci sono, dall’altro i pazienti infuriati, poi i pazienti da assistere per il Covid. E, ciliegina sulla torta, un mare di incombenze burocratiche». Sono giorni più che stressanti per i medici di famiglia, in prima linea a rispondere con la loro faccia di un sistema che non funziona.

Sono attese a stretto giro di posta, forse già domani, delucidazioni da Regione Lombardia, per il tramite dell’Ats della Montagna, rispetto al nodo vaccini antinfluenzali. Che sta facendo tremare i polsi ai tanti aventi diritto alla classica punturina e che, quest’anno, rischiano di rimanere al palo. Pur essendo ultra 65enni, ultra 60enni e malati cronici.

Dosi finite

I centri vaccinali di Asst hanno finito le dosi da giorni e i medici di medicina generale non hanno ottenuto l’ultima fornitura, quella con cui avrebbero dovuto chiudere l’intera campagna, dopo essere giunti a metà dell’opera. Ats ha comunicato loro, via mail, giovedì pomeriggio, che le sono state assegnate, da Regione Lombardia, 6.500 dosi di vaccino Fluel da distribuire ai 181 medici che hanno partecipato alla campagna vaccinale, per cui, allo stato attuale la copertura non andrebbe oltre 1/3 del preventivato.

Ciò che ha fatto rizzare le orecchie a quanti non sono ancora stati chiamati per la vaccinazione, o, anzi, sono stati chiamati per disdire la prenotazione in attesa di una nuova chiamata. Hanno capito, chiaramente, di rischiare una netta scopertura e sono arrabbiatissimi.

«E’ uno stillicidio di chiamate - assicura Maria Pia Taddeo, medico di medicina generale a Talamona - . Almeno il 40% di quelle che ricevo sono per avere indicazioni sul vaccino antinfluenzale. Cerco, come tutti i miei colleghi, di spiegare come stanno le cose, ma i pazienti sono preoccupati. C’è chi capisce e, pazientemente, resta in attesa del prodotto, c’è chi non sente ragioni e se la prende con noi per non aver tenuto da parte la dose. Ma, il problema è che le dosi non le abbiamo materialmente. Dal 19 ottobre ne abbiamo ricevute 20 a settimana, ad andar bene, e le abbiamo somministrate ai più fragili».

«Io ho fatto 70 vaccini a domicilio, alle persone anziane o malate che non si potevano spostare - racconta - poi siamo andati avanti con gli ultra 65enni, come rigidamente indicatoci. Ora, attendevo 140 dosi, che non mi sono arrivate e chissà se mi arriveranno. E mi mancano ancora almeno 60 ultra 65enni e tanti malati cronici».

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