«Nicola con il suo locale era il migliore»

Omicidio ai Caraibi. Parla il valtellinese Pierluigi Carugo, che a Boca Chica da anni trascorre i mesi invernali: «Qui ci sono due esercizi, il suo era il numero uno. Sempre pieno. Ma non è vero che questa città è pericolosa».

«Boca Chica non è il Far West e non si muore ammazzati come mosche. Credo - per dirla tutta - che ci siano città in Italia ben più pericolose di questa». Lo sottolinea, mentre ci parla al telefono, Pierluigi Carugo, pensionato sondriese che ha scelto la periferia di Santo Domingo - celeberrima per la sua spiaggia - quale “seconda casa”. «Qui “sverno”. Sono dieci anni che trascorro qui quelli che da noi sono i mesi più freddi e sto bene, non ho più un acciacco. E a giudicare dai valtellinesi che incontro non sono l’unico ad averne tratto beneficio. Però - ripeto - questa zona ha un tasso di criminalità “nella media”. Non è un postaccio...».

Il signor Carugo è stato tra i primi ad attivarsi dopo l’agguato teso a Nicola Gerosa, il 57enne originario di Chiuro freddato venerdì sera a colpi di calibro 9 da una mano rimasta per ora ignota. «La polizia locale ha subito contattato la figlia di Nicola a Sondrio (dove vive anche la moglie, ndr), la quale, a sua volta, attraverso un giro di telefonate è giunta a me, ma quando mi hanno telefonato nel cuore della notte il cellulare non l’ho sentito. Al mattino ho letto i messaggi che mi avvisavano della tragedia. Mi sono subito messo a disposizione».

Il corpo senza vita di Gerosa è stato trattenuto per l’autopsia (già eseguita) e ora si attende il via libera per i funerali. Copia del verbale stilato dagli inquirenti dominicani, intervenuti sulla circonvallazione dove è avvenuto l’efferato delitto è già stata consegnata alla Procura di Sondrio, che ha subito aperto un fascicolo per omicidio.

Almeno quattro i colpi esplosi, a giudicare dai bossoli rinvenuti. E quelli che hanno colpito Gerosa hanno interessato organi vitali. L’auto su cui viaggiava il valtellinese in compagnia di una donna di 25 anni (rimasta illesa) - una Mitsubishi di colore grigia - è ancora parcheggiata davanti alla stazione della polizia locale. «Un’auto che conosco molto bene, visto che fui proprio io a venderla a Nicola qualche anno fa. Quando l’ho visto l’ultima volta? Giovedì scorso, la sera prima dell’omicidio. Stavo cenando vicino al suo locale e quando mi ha salutato mi ha invitato a cena per sabato sera. Saremmo dovuti andare in un ristorantino italiano dove si mangia davvero bene...».

L’uccisione di Nicola Gerosa - che stando ai suoi amici sarebbe rientrato in Italia a fine anno per restarci -, ha destato comunque molta preoccupazione nella comunità italiana che risiede nella Repubblica Dominicana. «Nicola era benvoluto dalla clientela che nel suo locale - il “Piano bar” - ci andava davvero volentieri. Lui ci sapeva fare. I tavolini erano sempre affollati. Anche per questo motivo noi compaesani non andavamo mai a disturbarlo sul lavoro. Era sempre preso. Lo stesso non si può dire del suo concorrente, il cui locale non riusciva proprio a decollare».

Per ora sul fronte delle indagini nulla è dato sapere. Nulla trapela dagli uffici della polizia locale dove i familiari di Nicola hanno inviato un avvocato contattato tramite l’ambasciata italiana a Santo Domingo. «Se ti comporti bene, qui non ti succede nulla. Se pesti i piedi a qualcuno, beh, allora è un altro affare... Cosa ha fatto di male Nicola? Non so, ma qualcosa è successo». L’omicidio, a detta della stampa locale, ha tutta l’aria di essere stata un’esecuzione.

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