Morto Paolo Onofri
papà del piccolo Tommy

Il bambino di 17 mesi era stato rapito e ucciso. L’uomo era in coma dal 2008 e non si era più ripreso

Parma

«Tommaso mi manca sempre di più, non so come faccio ad andare avanti». Gli occhi segnati dal dolore e dal sonno dimenticato, Paolo Onofri si confidava così con i giornalisti due giorni dopo la scoperta del corpicino del figlioletto Tommy, 17 mesi, sul greto del torrente Enza, a Parma l'1 aprile 2006, dopo il rapimento e l’uccisione. «Il mio bimbo me l'hanno riportato, non come volevo, però...». Le conseguenze dell'infarto dell'11 agosto 2008 mentre era in vacanza a Folgaria, in Trentino, che fin dall'inizio avevano dato poche speranze, hanno portato via in una clinica di Fontanellato specializzata in coma neurovegetativi - ad un mese e mezzo dall'ottavo anniversario dell'uccisione del bimbo - un uomo di 54 anni sempre protettivo nei confronti della moglie Paola Pellinghelli, coraggiosa come lui nell'affrontare le tappe umane e giudiziarie di una tragedia che commosse l'Italia, e duro verso gli autori del rapimento.

Anche dalle motivazioni della sentenza (per la morte di Tommy è stato condannato all'ergastolo Mario Alessi, il manovale pregiudicato accusato dell'omicidio e del rapimento del piccolo, e a 24 anni la sua convivente e complice Antonella Conserva) emerse il difficile quadro clinico di Paolo Onofri seguito alla tragedia: farmaci antidepressivi e ansiolitici, e poi le cure contro il diabete, secondo i medici aggravato dallo stress nervoso.

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