Morto il cane Nepal
Aveva scalato
i 4mila e 500 metri

Lutto Addio al lupo slovacco dei record, di Scherini «Ha smesso di mangiare di colpo, aveva un tumore Spargeremo le sue ceneri su una delle nostre vette»

Il “branco”, come lo definisce, simpaticamente, riferendosi alla propria famiglia, Andrea Scherini, 28 anni, di Montagna in Valtellina, appassionato di ascese, con gli sci soprattutto e anche di cani ha perso purtroppo il suo capo.

Il grande “Nepal”, bellissimo esemplare di cane lupo cecoslovacco, che avrebbe compiuto i 7 anni, il prossimo 6 giugno, record-dog di ascesa in montagna avendo raggiunto, nell’estate del 2018, i 4.563 metri della punta Zumstein, nel gruppo del Monte Rosa, improvvisamente, lunedì sera ha smesso di mangiare.

Così, senza avvisare, si è accucciato in un angolo, e di ingerire cibo, non ne voleva sapere.

«L’abbiamo portato subito dal veterinario, perché, la cosa, suonava assai strana, per quanto lui non abbia mai tradito alcun problema, abituato probabilmente com’era a stringere i denti ed andare avanti - dice Andrea Scherini che in cerca com’era di un cane che potesse seguirlo nelle sue escursioni in montagna, era approdato a Genova, quasi sette anni fa, per prendere Nepal -. Invece, una volta dal veterinario, l’amara sorpresa. Aveva un tumore che sia era già diffuso ovunque, compromettendone il metabolismo e infatti nel giro di poche ore è mancato lasciandoci annichiliti. Senza fiato, senza parole, senza sapere cosa pensare».

Una botta tremenda, per Andrea, per la moglie Cristina, e per la lupa cecoslovacca Alaska, che, da tre anni viveva, in simbiosi, con Nepal. E che ora ne sente terribilmente la mancanza tant’è che dal telefono ieri pomeriggio la si sentiva guaire in modo insistente.

«Viaggiavano in tandem, ormai - dice Andrea Scherini -, e, insieme, io, Cristina, Nepal, ed Alaska, formavamo un “branco”, una famiglia. E adesso senza Nepal è tutto molto più difficile. E’ morto in clinica alle 21 di lunedì ed abbiamo voluto farlo cremare in modo da poter spargere le sue ceneri appena ci sarà possibile su una delle tante montagne su cui ci avventuravamo. Non abbiamo ancora pensato a quale sarà il luogo, ma sarà, sicuramente, alta montagna. Per un cane nato al mare, a Genova, credo sia il massimo».

Avrebbe dovuto crescere marinaio, infatti, il lupacchiotto che Andrea , così teneramente, si spupazzava in grembo sette anni fa invece è diventato un cacciatore di 4000. Nove ne ha inanellati con Andrea e sempre almeno un’altra persona appresso, per ragioni di sicurezza.

«Nepal seguiva incredibilmente la traccia, in ascesa, come si confaceva - assicura Andrea -, debitamente imbragato, però, se fosse scivolato lui, avrei potuto soccorrerlo, mentr se fossi caduto io saremmo rimasti entrambi in balia della situazione, per questo, per la sicurezza di tutti, sono sempre uscito con almeno un’altra persona al seguito».

Il record, come detto, nel 2018, sulla punta Zumstein, ma, altri otto 4mila sono stati scalati anche se mai in provincia di Sondrio.

«Avevo in mente il Bernina, ma, non ne abbiamo avuto il tempo anche perché il Covid ci ha messo lo zampino - dice Andrea -, però voglio ricordare Nepal anche come un cane dolcissimo con tutti, i bambini, specialmente. Era speciale».

Al punto da divenire protagonista di un libro, “Il mio amico Nepal”, edito nel novembre 2019, per i tipi della HarperCollins, 5mila copie vendute nell’agosto 2021, da quando è disponibile anche in versione tascabile. Undici i premi letterari vinti fra cui, ultimo, il Premio internazionale di letteratura “Giovanni Bertacchi”, dove si è classificato terzo.

«Per ora Nepal non verrà “sostituito” - dice Andrea -, perché, Alaska ha bisogno di tutto il nostro affetto, ma credo che sia giusto, quando viene a mancare un amico a quattro zampe, riversare l’amore che ci ha dato in un altro suo simile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA