Morto d’infarto

«Fatto il possibile

Soccorsi efficienti»

La risposta di Zoli, direttore generale Areu «Il paziente trattato in casa come se fosse in ospedale»

«Lo dico chiaro e forte. L’organizzazione del servizio di emergenza e urgenza in provincia di Sondrio, così come strutturata, con una forte integrazione fra soccorso in elicottero e soccorso su gomma, in ambulanza, è tale da aver migliorato le performance di intervento a tutela della salute della popolazione. Dati alla mano. E lo dimostrerò. Ci incontreremo di nuovo, e vi rendiconterò i tempi e i risultati degli interventi effettuati».

Parola di Alberto Zoli, direttore generale di Areu, l’Azienda regionale dell’emergenza e urgenza, che, ieri mattina, ha indetto una conferenza stampa online, per chiarire quanto accaduto martedì 2 marzo, per soccorrere un 55enne di Pedenosso di Valdidentro, Daniele Bradanini, colpito da infarto intorno alle 20.40, fuori tempo massimo, cioè, per poter essere raggiunto dall’elisoccorso di stanza a Caiolo

Elisoccorso che da febbraio ha ampliato l’orario d’azione, garantendo una copertura dalle 8 alle 20 tutti i giorni, grazie al ricorso ai visori notturni, in dotazione, e ad un’organizzazione del servizio di elisoccorso regionale strutturata su cinque elicotteri di cui, tre, attivi 12 ore su 24 e due h 24, quello di Brescia e di Como. Che, però, la sera fatidica del 2 marzo, non hanno potuto essere dirottati su Pedenosso, perché impegnati, quello di Brescia, su un codice rosso, quello di Como, su un codice giallo.

«La gestione dell’elisoccorso è calibrata su tutta la regione e sono stati individuati i poli di Brescia e Como come strategici per servire l’area est ed ovest della Lombardia, nottetempo - dice Zoli -. Sono entrambi competitivi per la Valtellina, perché in grado di arrivare in valle in 30 minuti, dico in valle, non in un posto specifico. E, se li avessimo avuti a disposizione, li avremmo attivati anche per il caso di Pedenosso . Tuttavia, arrivo a dire che non avremmo guadagnato più di 3-4 minuti rispetto rispetto ai 53 che ci abbiamo messo per raggiungere Sondrio, da Pedenosso, in ambulanza».

Sì, perché 53 sono stati i minuti impiegati dal mezzo di soccorso avanzato, con infermiere specializzato a bordo, per raggiungere l’Emodinamica di Sondrio dove, il paziente, già in arresto, è stato sottoposto ad un tentativo, estremo, di angioplastica primaria, non riuscito.

«Un tentativo eroico, perché la situazione era gravissima già all’esordio - precisa Claudio Mare, anestesista-rianimatore, responsabile delle relazioni esterne di Areu -, in quanto si tratta di infarto massivo (fulminante, nda) con dissociazione elettromeccanica, che si ha quando il muscolo va, ma, di fatto non svolge la propria funzione di pompare il sangue. Tuttavia, è stato fatto tutto quello che si poteva fare per strappare al proprio destino infausto il paziente, trattato, già in casa, esattamente come sarebbe stato trattato in Pronto soccorso».

A partire, immediatamente, è stata la chiamata di soccorso dei familiari «tempestiva - ha chiarito Gianluca Marconi, direttore dell’Articolazione aziendale territoriale di Areu Sondrio -, dopodiché, sono stati attivati sia il mezzo di soccorso di base (con soccorritori volontari a bordo) sia il mezzo di soccorso avanzato (con infermiere specializzato) di stanza a Bormio. Il primo è arrivato in casa del paziente 15 minuti dopo, alle 20.56, e il secondo alle 20.58. I soccorritori giunti per primi hanno effettuato l’elettrocardiogramma e il tracciato è stato trasmesso alle 21.04 e letto immediatamente dalla centrale operativa di Bergamo e dal cardiologo di Emodinamica a Sondrio. Si è capito subito che si trattava di infarto».

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