«Morelli, un passo avanti

Ora però aspettiamo i fatti»

Sanità. I sei sindaci dell’Alta Valle dopo la mozione passata in Regione

Di un passo avanti importante, parlano i sindaci dell’Alta Valle, rispetto alla mozione targata Lega, votata, martedì, dal Consiglio regionale, e capace di ottenere l’unanimità dei votanti, cioè 52 voti a favore, sul punto del dispositivo in cui si impegna la Giunta a “ripristinare, progressivamente, una volta rientrata l’emergenza sanitaria in corso, la funzionalità dell’ospedale Morelli di Sondalo, allo stato ante Covid, comprese le tre Alte specialità”.

«Un lumicino in fondo al tunnel lo abbiamo intravisto già in seguito alle dichiarazioni dell’assessore Massimo Sertori - sottolinea Ilaria Peraldini, sindaco di Sondalo - ed, ora, l’approvazione della mozione in Consiglio regionale va nella direzione sperata. Questo è fuori di dubbio. Lo stesso fatto che il punto specifico relativo al futuro del Morelli sia stato approvato all’unanimità, fa capire che, finalmente, il problema è stato colto, anche a livello regionale, nella sua complessità. E, questo, per noi sindaci, che da un anno e mezzo ci battiamo per l’ospedale e per la nostra sanità, la sanità di montagna, è molto importante».

Ma, tuttavia, non basta. Perché Peraldini e i suoi colleghi sindaci dell’Alta Valle, hanno le antenne puntate dritte al cielo. «Eh sì, perché attendiamo atti ufficiali, fatti concreti - assicura Peraldini - . Da mesi siamo sul pezzo e, in tutto questo lasso di tempo, non c’è mai stato un atto ufficiale, non è mai stato messo un qualcosa nero su bianco. Ora è arrivata questa mozione e ci fa piacere. Ma restiamo vigili, in attesa di trasformazioni necessarie, per il nostro ospedale e, soprattutto, rimarchiamo la necessità di prevedere, per il futuro, un’area Covid dedicata, riteniamo al 6° padiglione, nel post vaccinazioni, in modo da evitare futuri, ulteriori, rivoluzionamenti dell’attività ospedaliera ordinaria. Non possiamo più permetterci di restare senza servizi di base in ragione del Covid».

E il suo pensiero è anche quello dei colleghi sindaci di Bormio, Livigno, Valdidentro, Valdisotto, Valfurva, che, strenuamente si sono battuti e continuano a battersi per il loro ospedale.

«Se ci siamo lamentati e ci lamentiamo, non è per sport, ma è perché abbiamo serie motivazioni - dice Angelo Cacciotto, sindaco di Valfurva - e, se dobbiamo convivere, come ci viene detto e ripetuto, col Covid, allora significa che dobbiamo dedicare un padiglione a se al medesimo e preservare l’attività ordinaria nel resto dell’ospedale. E non è tardi, non è mai tardi, quando c’è la volontà di fare le cose, di mettersi attorno a un tavolo e trovare la soluzione senza giocare a scaricabarile. Noi contribuiamo alla sanità come tutti, e non dobbiamo dover pagare anche solo il trasporto per andare di qua e di la, in Valtellina, Valchiavenna e fuori provincia ad ottenere assistenza. Bene, quindi, la mozione, ma avanti con fatti concreti».

Che, secondo Alessandro Pedrini, sindaco di Valdisotto, “rischiano” di attuarsi davvero «perché - sottolinea - questa volta si impegna la giunta ad attivarsi, non la si invita, come era accaduto con la mozione di Michele Usuelli sull’Unità spinale unipolare. Quindi siamo di fronte ad una presa di posizione molto forte, che costituisce un bel passo avanti e che certifica una presa d’atto della volontà del territorio. Questo ci fa piacere, è qualcosa di molto diverso da quanto emerso un anno fa, nella conferenza stampa al Morelli, con il direttore della dg Welfare Salmoiraghi, quando tutto sembrava compromesso, appiattito sul piano del Politecnico. Ovviamente, sia chiaro, vigileremo...».

Soddisfatto anche Massimiliano Trabucchi, sindaco di Valdidentro, che, pure, parla di un «passo avanti importante nella direzione auspicata - dice -, anche se teniamo i piedi saldamente ancorati a terra», e positivo anche Roberto Volpato, sindaco di Bormio che parla di un «possibile preludio per trovare una soluzione a tutela della salute della popolazione».

Soddisfatto, ma cauto, Damiano Bormolini, sindaco di Livigno, che parla di una «mozione d’intenti, capace di costituire un indubbio passo avanti, tuttavia, attendiamo i fatti».

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