Microalghe in quota,
il ghiacciaio diventa rosso

Lo studio scientifico sul Morteratsch, versante svizzero del Bernina: il fenomeno d’estate. Il ricercatore: «Possibile possa accadere anche sui nostri, ma i motivi della pigmentazione non sono chiari»

Rimaneggiati, impolverati, in liquefazione, ora anche rossastri. Viene dall’Università Milano Bicocca con il suo dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della terra un’importante scoperta scientifica relativa ai ghiacciai e al loro progressivo deterioramento e arretramento, confermata conseguenza di un clima cambiato, molto più arido.

Come già avviene in Groenlandia, ma anche sulle Ande, sull’Himalaya, ora anche i ghiacciai delle Alpi tendono a diventare rossastri. E il ghiaccio, come ogni superficie, se è scuro o lo diventa, assorbe più calore, quindi, si scioglie prima. La scoperta del fenomeno, finora mai individuato in Europa, viene dal mondo accademico meneghino e da un team della Bicocca, di cui fa parte il ricercatore Biagio Di Mauro, collega e amico del glaciologo morbegnese Riccardo Scotti.

La tesi conferma che i ghiacciai delle Alpi si stanno arrossando, scurendo. «Sta avvenendo anche sulle nostre montagne – ci spiega al telefono il ricercatore di telerilevamento, l’assegnista della Bicocca Biagio Di Mauro – il ghiaccio in quota, assume questa colorazione a causa del proliferare di alcune specie di microalghe. La nostra ricerca si è svolta sul ghiacciaio del Morteratsch, Alpi svizzere, Engadina.

Durante l’estate attraverso il ruscellamento dell’acqua di fusione le microalghe riescono a diffondersi e spandersi, a nutrirsi e proliferare. Il ghiaccio più scuro, assorbe più facilmente calore e questo aumenta ulteriormente la fusione».

Il colore rosso deriva dai pigmenti che le alghe utilizzano per la fotosintesi. Ma da dove arrivano queste alghe? «Questo ancora non è chiaro – risponde Di Mauro – può darsi che le trasporti l’atmosfera, o che rimangano sepolte sotto il ghiaccio e poi risalgano. Ma è più probabile che le veicoli l’atmosfera. E non sappiamo perché riescano a vivere in condizioni estreme.

Il Morteratsch è in Engadina, a un passo dalla Valtellina, la distribuzione dei pigmenti lì appare già elevatissima. Future ricerche diranno se questo fenomeno stia raggiungendo tutte le Alpi. «La possibilità è ovvio che esista – dice Riccardo Scotti, responsabile scientifico del Servizio Glaciologico Lombardo –, stiamo parlando della stessa catena alpina, di aree molto vicine. Su ghiacciai che sono nelle stesse identiche condizioni dei ghiacciai lombardi. Vedremo come sarà appurato il fenomeno e quando si potranno fare nuove verifiche».

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