«Mi hai insultato in paese»
L’accusa, poi la coltellata

Dongo In carcere Carlo Beltracchini non risponde alle domande del giudice Lo ha fatto arrestare il padre, quando lo ha visto tornare sporco di sangue

«Mio figlio ha fatto una stupidata». Non ci ha pensato su molto, il padre di Carlo Beltracchini, a chiamare e raccontare quello che aveva appena fatto il figlio. Ora il ragazzo, 28 anni, è in carcere al Bassone con l’accusa di tentato omicidio.

Vi è una lite per una presunta calunnia in paese, dietro all’accoltellamento che ha rischiato di costare la vita a Lorenzo Ranaudo, 23 anni, residente a Dongo così come il suo accoltellatore.

I carabinieri di Dongo e del nucleo investigativo di Menaggio - coordinati dal pubblico ministero Mariano Fadda - stanno tuttora indagando non tanto sulla dinamica dell’accoltellamento (che è stata ricostruita nel dettaglio), quanto piuttosto sul movente che avrebbe spinto Beltracchini ad armarsi di coltello a serramanico e di presentarsi a casa dell’amico per affondare un colpo all’addome.

I due avevano già avuto una discussione una manciata di minuti prima del tentato omicidio, sempre all’interno della casa di Ranaudo. Discussione a cui hanno assistito anche due ragazze, tra le quali la fidanzata del giovane finito in ospedale e operato d’urgenza martedì notte. Quindi Beltracchini si era allontanato, salvo tornare dopo cinque minuti con un coltello in tasca e dicendo di aver dimenticato le chiavi dell’auto. Una volta in casa ha raggiunto l’amico in una stanza, qui ha nuovamente discusso con lui e lo ha colpito con il coltello.

Sembra comunque che Beltracchini si sia sentito calunniato in paese per reati che non aveva commesso.

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