Medici di base
In Valle ne mancano 35

Sanità Nulla è cambiato rispetto allo scorso autunno: nell’ambito Ats sempre lo stesso numero di posti scoperti

Tirala a destra, tirala a sinistra, ma sempre di coperta corta, si tratta. Il riferimento è all’offerta territoriale della medicina di base che, nonostante l’impegno profuso, da mesi, da chi detiene il governo del settore, resta insufficiente.

Basti dire che sono 35 gli ambiti territoriali scoperti in tutta l’Ats della Montagna, quindi in provincia di Sondrio, in Valcamonica e in Alto Lario, con punte di criticità maggiori in Valchiavenna, nell’Alto Lario e in Alta Valtellina.

Chiavenna, Dongo e Livigno, in particolare, i centri più attenzionati in cui Ats della Montagna sta facendo i salti mortali per tamponare la situazione andando a rivedere al rialzo i massimali dei medici di medicina generale titolari di sede, e portandoli, col loro consenso, da 1.500 a 1.800 assistiti.

Girandola di camici bianchi

Questo in via transitoria, però, perché l’obiettivo è quello di poter inserire in organico medici titolari di sede, che garantiscano quella continuità che sta diventando una vera e propria chimera. Si assiste, infatti, ad una girandola di medici, che come vengono, vanno, lasciando spiazzati gli assistiti, i quali convinti di essere al riparo da ogni problema, per il solo fatto di essersi messi in fila all’ufficio “Scelta e revoca” per opzionare il medico della loro vita, si ritrovano, di lì a poco, punto e a capo.

Questi temi, unitamente al grande problema della continuità assistenziale, cioè della copertura del servizio di medicina territoriale fra le 20 e le 8 del mattino, il sabato e la domenica, e nei festivi, sono stati al centro del Comitato interaziendale riunitosi, giovedì, in Ats della Montagna, alla presenza dell’Ordine dei medici e delle sigle sindacali di riferimento. Ne è emerso un quadro non dissimile da quello di cui avevamo riferito, su queste stesse colonne, nell’ottobre dello scorso anno perché, di fatto, gli ambiti scoperti sono rimasti numericamente, sempre quelli. Trentacinque erano e 35 restano, ma non perché, nel frattempo, non siano stati trovati medici che subentrassero o altri accorgimenti, ma perché, riparata una falla, subito se ne apre un’altra, vuoi perché il medico si dimette per altra destinazione, vuoi perché opta per la pensione, vuoi perché, laddove si tratti di medici da poco laureati, entrano nelle scuole di specializzazione. E, alla fine, i conti continuano a non tornare.

Manca l’assistenza sul territorio

Lo sanno bene gli assistiti, che stanno facendo un gran fatica a trovare risposte sul territorio ai loro bisogni, complice, anche, una pandemia che ha stremato la medicina territoriale, lasciando molti medici senza fiato.

Addirittura esplosiva la situazione sul piano della continuità assistenziale, meglio nota come Guardia medica, dove la coperta non arriva da nessuna parte. Qui, per dare risposte, ci si deve proprio arrampicare sugli specchi e gli assistiti ne risentono enormemente. È bene essere preparati, quindi, e sapere che, in caso di bisogno del medico, fra le 20 e le 8 del mattino, il sabato e la domenica e nei festivi, occorre o essere fortunati o armarsi di santa pazienza. Perché i problemi sono ovunque.

A Chiavenna e a Dongo, in particolare, dove il servizio è a scavalco, nel senso che un solo medico si divide sulle due sedi, per cui, non avendo il dono dell’ubiquità, fa quello che può. E, oltretutto, non essendo collegata al sistema Siss regionale, la Guardia medica, non può emettere ricette via web, cosa che faciliterebbe molto le cose. Deve farla e consegnarla a mano...

Problemi anche su Morbegno, dove comunqu, una figura dedicata è stata introdotta, e problemi, ormai noti, su Sondalo, dove la postazione è congelata e il territorio relativo è coperto, in parte dalla guardia di Bormio in parte da quella di Tirano. Grandi difficoltà a coprire i turni, infine, anche fra Sondrio e la Valmalenco.

A breve, comunque, Regione Lombardia, pubblicherà gli ambiti scoperti e chiederà rinforzi. Speriamo vi siano candidati.

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