«Lo smartphone e gli studenti, gestione problematica»

La dirigente scolastica dell’istituto Balilla Pinchetti di Tirano, Rossana Russo, commenta i dati raccolti. «La scuola è in prima linea da tempo e questa ricerca può offrire riflessioni e strumenti per affrontare il fenomeno».

«Ritengo che la gestione dello smartphone, in termini di tempo e di contenuti, sia un problema che non si possa sottovalutare. La scuola è in prima linea da tempo e la recente ricerca può offrire ulteriori riflessioni e strumenti per affrontarlo». È il commento della dirigente dell’istituto di scuola superiore Balilla Pinchetti di Tirano, Rossana Russo, in merito alla ricerca “Famiglie e adolescenti in rete” realizzata all’istituto comprensivo di Tirano e all’istituto Pinchetti e che è stata presentata al cinema Mignon all’interno della rassegna “Costruiamo la comunità: dai social network alla comunità umana”.

L’indagine, condotta dal centro di psicologia SoCare della cooperativa Forme, ha coinvolto 432 studenti (dalla prima media alla prima superiore) con le loro famiglie, di cui ha analizzato l’uso dei social network, dei telefoni e di Internet. Fra i dati emersi alcuni sono sorprendenti: il 29 per cento dei ragazzi fra la prima media e la prima superiore utilizza il cellulare anche di notte ed il 55 per cento lo usa mentre fa i compiti e studia. Di contraltare il 51 per cento vorrebbe avere maggiori regole o un accompagnamento, da parte dei genitori, nella gestione dello smartphone.

«Credo che sia stato apprezzato da studenti e famiglie che si sia deciso, su proposta della psicologa Ivonne Biscotti, di parlare di un mondo che è molto presente nella vita di tutti noi, ma che non si era mai affrontato così “allo specchio”, come i dati permettono ora di fare - afferma la dirigente Russo -. È importante gestire questa situazione su più fronti: occorre parlare ai ragazzi del corretto utilizzo di questo strumento e mostrare, anche attraverso il percorso di educazione alla legalità insieme ai Carabinieri, quali possano essere i rischi connessi ad un uso sbagliato. Devo dire che la sensibilità degli studenti stessi è cambiata ed, in molte situazioni, alcuni ragazzi responsabili ci sono stati d’aiuto per risolvere alcune questioni che non apparivano così evidenti. Piace, inoltre, che tutte le forze del territorio si stiano muovendo in un’unica direzione che è quella di parlare e di affrontare insieme i problemi, senza aver scelto già una strada».

Relativamente alla gestione della quotidianità delle lezioni, «la scuola cerca, soprattutto nelle prime classi, di regolamente l’utilizzo del gruppo classe su WhatsApp con la presenza di un coordinatore che, nelle prime fasi, imposti il gruppo come strumento e non come contenitore vuoto in cui si può dire qualunque cosa - prosegue la dirigente -. È importante che ci sia una figura di riferimento anche nell’imparare a gestire la comunicazione con gli adulti. Per quanto riguarda le ore di lezione, quando vediamo che la classe tende a non spegnere il cellulare e riporlo nello zaino, allora lo ritiriamo all’inizio e lo restituiamo alla fine. Meglio fare così che continuare a richiamare i ragazzi. E poi è un modo per abituarli ad avere uno “spazio spento”».

Russo, che prospetta anche un incontro a scuola per la restituzione dell’esito dei questionari, si dice sorpresa, come anche tanti altri insegnanti e genitori, del fatto che i ragazzi abbiano affermato di voler regole dagli adulti nella gestione dello smartphone: «Allora, mi son detta, siamo a cavallo!». Infine, ritiene che il nodo importante sia quello legato alla preoccupazione che cellulari o tablet possano sostituire uno scambio più genuino fra giovani e, in generale, relazionale con l’altro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA