L’economia soffre: viabilità da curare

Le associazioni di categoria puntano il dito sulla fragilità di un sistema che mette in ginocchio le aziende

Dopo la frana sulla 36 tutti chiedono più manutenzione e investimenti: «Non si può andare avanti così»

«Basta guardare quanti bilici erano fermi al Bione: qualche azienda non ha spedito o non ha ricevuto la merce. E’ immaginabile il danno economico subito ed è evidente che se qualcuno si trovasse a poter investire per un capannone, probabilmente si chiederebbe se allestirlo da queste parti o, piuttosto, spostarsi verso la Brianza o più giù».

Daniele Riva, presidente di Confartigianato, apre con un commento amaro e preoccupato la sua analisi della fragilissima situazione infrastrutturale lecchese, che quando si incrocia con la condizione idrogeologica finisce spesso con la circolazione in ginocchio.

Timore per il futuro

Dopo la frana di mercoledì, che ha imposto un giorno e mezzo di chiusura all’unico collegamento tra Lecco e l’alto lago, gli addetti ai lavori guardano con un minimo di timore al futuro, consapevoli di essere praticamente in balìa degli eventi.

«Credo che in neanche un anno abbiamo toccato con mano che basta veramente poco per mettere in crisi un pezzo della nostra economia – sottolinea Riva -. C’è una fragilità così diffusa e profonda che può sempre, da un momento all’altro, mettere in ginocchio le nostre imprese. Questa volta l’interruzione è durata un giorno e mezzo, ma è andata peggio dell’altra volta, perché il passaggio per la Valsassina è ancor più penalizzante che percorrere con i camion la sp72». Difficile individuare una soluzione definitiva. «Bisognerebbe realizzare un monitoraggio dei punti deboli e costruire lì delle protezioni in grado di coprire la strada e far finire direttamente in acqua i massi che cadono».

Anche Giulio Sirtori, direttore di Confindustria, auspica interventi. «Servirebbero maggiori investimenti in infrastrutture e prevenzione, invece di limitarsi a inseguire l’emergenza, affidandosi alla buona stella. Durante il giorno e mezzo di chiusura abbiamo avuto diverse imprese in difficoltà, con le quali siamo stati in costante contatto per supportarle almeno sotto il profilo degli aggiornamenti sulla situazione. E si tenga conto che in quell’area ci sono tante aziende rilevanti. Non posso credere che non ci siano soluzioni o tecnologie che consentano di rendere questi eventi se non impossibili almeno il meno impattanti possibile».

La necessità di un rafforzamento del sistema infrastrutturale è condivisa anche dal direttore della Cdo, Dionigi Gianola.

«Coinvolgiamo il Politecnico»

«E’ vero che oggi le aziende lavorano molto con la rete informatica, ma quella stradale delle nostre province è fondamentale. Si parla molto spesso di agevolare le imprese e di fare politica industriale e il sistema infrastrutturale è un elemento assolutamente determinante. Anche in funzione dei costi di trasporto, che vanno a incidere parecchio sulle nostre aziende. Con il Politecnico e i centri di ricerca, investirei sulla valutazione di strade in galleria e con coperture artificiali, lavorando sulla prevenzione».

Punta invece sulla manutenzione del territorio Mauro Gattinoni, direttore di Api, convinto che questa sia «diventata l’emergenza, perché non si fa più. Garantirebbe anche nuovi posti di lavoro. Il Politecnico a Lecco ha attivo un sistema di monitoraggio sul San Martino. Dal campus potrebbero nascere idee innovative. Comunque è paradossale che bastino due sassi per mandare in tilt due province. In questo senso, bisogna studiare una viabilità alternativa». n

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