

“Gli inganni di Pandora” (Feltrinelli, 2022) di Eva Cantarella è un breve e dotto excursus sull’origine delle tanto esecrate discriminazioni di genere nella Grecia antica. Il volumetto della giurista e storica del diritto presenta in copertina un ritratto del preraffaellita Dante Gabriel Rossetti. È la seducente Pandora che tiene fra le mani una scatola in cui vi sarebbero tutti i guai del mondo. Secondo Esiodo è la progenitrice del «genere maledetto, la tribù delle donne». Ma c’è di più. Pandora è «un male così bello» da essere «un inganno al quale non si sfugge». La docente emerita di diritto greco e diritto romano all’Università di Milano è stata protagonista di recente di un incontro promosso dal Soroptimist al casino del Teatro Sociale di Como. Barbara Cermensoni, presidente del club, ha introdotto la brillante studiosa che si è soffermata nel suo discorso sui momenti clou di una vicenda che dal mito giunge ai filosofi.
Professoressa Cantarella, perché ha scritto un libro sull’origine delle discriminazioni di genere?
Questo può sembrare un argomento un po’ strano per chi ama i greci. Dimentichiamo però che dobbiamo a loro l’idea che le donne sono inferiori. Ho voluto parlare di un aspetto nel quale credo nessuna donna si riconosca. È incredibile il modo in cui i greci hanno inventato le discriminazioni di genere.
Perché è sbagliatissimo chiamare Pandora la Eva greca?
Tra le due c’è una differenza radicale. La figura di Eva nella tradizione giudaico-cristiana non è negativa perché viene creata da Dio da una costola di Adamo per fare compagnia all’uomo nel paradiso terrestre. Lei ha una posizione subalterna, ma è fatta della stessa materia di Adamo. Pandora invece, la cosiddetta Eva greca, è frutto di Zeus che vuole punire l’umanità dopo avere castigato Prometeo che ha aveva rubato il fuoco agli dei per darlo agli esseri umani.
Come nasce Pandora?
Esiodo nella “Teogonia” dice che Zeus crea questa donna e invita tutti gli dei a farle un dono. Afrodite, dea dell’amore, le regala un aspetto pieno di grazia, Ermes una mente sfrontata, un’indole ambigua e le parole che servono per ingannare. Tutte cose estremamente negative che fanno sì che Pandora sia un “kalon kakon”, “un male così bello”, e un “dolos amechanos”, un “inganno al quale non si sfugge”. Esiodo conclude dicendo che dal momento in cui Pandora nasce gli uomini cominciano a conoscere l’infelicità.
Chi è la prima vittima di Pandora?
Epimeteo si innamora a prima vista di Pandora e la vuole a casa sua. Suo fratello Prometeo (che vede le cose prima) lo mette in guardia e cerca di dissuaderlo senza successo. Quando Epimeteo ospita Pandora a casa sua, Prometeo gli fa tutte le raccomandazioni del caso e soprattutto dice che lei non dovrà mai aprire una scatola nascosta. Pandora per prima cosa va e apre la scatola da cui escono tutti i mali del mondo. Una volta chiusa, sul fondo della stessa è rimasta solo la speranza. Esiodo dice che da quel momento gli uomini iniziarono a conoscere l’infelicità.
Col sopraggiungere del pensiero logico cambia qualcosa per il genere femminile in Grecia?
Certamente le cose cambiano. Tra i filosofi ionici ci sono dei pensatori che si specializzano e che praticano anche la medicina. Loro conoscono il corpo maschile e nel tentativo di elaborare quello femminile sviluppano la teoria dell’utero vagante: le donne a un certo punto della vita si ammalano e danno i numeri e i medici lo collegano al fatto che hanno raggiunto un’età in cui avrebbero dovuto sposarsi e non lo hanno fatto. L’utero, che non è stato fecondato al momento giusto, comincia a spostarsi nel corpo delle donne e a vagare per cercare un posto nel quale possa stare più umido. La conclusione è che le donne devono sposarsi assolutamente entro i 13 anni.
Quello che oggi sembra chiaro a tutti non lo è stato per lungo tempo nel mondo greco dove ci si è chiesti se la donna contribuisse o meno alla riproduzione…
Aristotele dice la parola definitiva su un dibattito durato tre secoli e lo spiega nel “De generatione animalium” e nella “Politica”. Nella prima di queste opere il filosofo dice che l’essere umano nasce da un uomo e da una donna, ma il contributo vero lo dà l’uomo che ha un ruolo attivo. Invece nella “Politica”, dove parla della polis, spiega che è fatta da uomo e donna, (padre e madre), figli e schiavi. Naturalmente c’è una gerarchia e chi comanda è l’uomo (marito e padre) perché solo lui ha il pieno “buleitikon” che è la capacità piena di ragionare, che invece le donne hanno solo in parte.
I greci come guardavano alle donne rispetto ai romani?
Sulla condizione delle donne c’è un abisso tra i greci e i romani. Se inizialmente a Roma, come in Grecia, le donne servivano solo alla riproduzione, nel giro di pochi anni le cose cambiano. Forse è dovuto all’influsso dell’Etruria dove non c’era il matriarcato (che del resto non è mai esistito, né li né altrove), ma le donne avevano poteri, diritti e ricchezze, possedevano gli schiavi e partecipavano ai banchetti con gli uomini.
Quali mezzi hanno consentito alle donne romane di emanciparsi?
In Grecia quando moriva il capo di un “oikos” (famiglia) il patrimonio andava agli eredi uomini. Alla moglie si dava solo la dote di proprietà del marito. Invece a Roma quando moriva il “pater familias” metà del patrimonio andava al figlio maschio e l’altra metà alla figlia femmina sin dall’inizio. Per molti secoli le donne romane hanno dei tutori, ma col tempo raggiungono l’indipendenza economica. Le donne greche invece vivevano in casa, uscivano per andare a teatro, ma non studiavano. A Pompei c’è un bassorilievo con un maestro di scuola che insegna a dei bambinetti tra cui c’è una femmina. A Roma i figli delle famiglie abbienti studiavano insieme in casa con un pedagogo greco di solito. In età augustea c’è stata una poetessa che si chiamava Sulpicia e che nelle letterature latine non compare quasi mai nell’elenco degli autori. Il suo nome c’è solo da pochi anni e molto raramente.
Che dire allora di Saffo che nel tiaso insegnava alle ragazze di alta nobiltà che si preparavano al matrimonio?
Saffo è testimone di quel momento in cui per fortuna la polis non aveva rinchiuso le donne nel guscio della loro casa.
Che atteggiamento aveva Socrate verso le donne?
Socrate era straordinario e diverso dagli altri pensatori. Una sera il filosofo di fronte alla destrezza di una giocoliera avrebbe commentato che la sua abilità era la prova che le donne non erano assolutamente inferiori agli uomini per capacità. In un’altra occasione Socrate avrebbe sostenuto che i mariti dovevano educare le loro mogli in modo che non fossero le persone con cui avevano minore dialogo.
Quando le donne si affrancano dalle varie discriminazioni di genere?
Alla fine ci siamo liberate di più delle varie discriminazioni e ingiustizie negli ultimi Settant’anni del Novecento che nei millenni precedenti. Fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975 la moglie era completamente sottomessa al marito. Il capo famiglia aveva diritti anche sulla moglie che era obbligata a seguire il marito ovunque decidesse di stabilire la sua residenza. Fino agli anni Ottanta esisteva il reato di adulterio che commettevano solamente le donne che, se sorprese in flagrante, venivano punite con la reclusione. Invece il marito era punito solo per concubinaggio. Fate attenzione perché la storia non va sempre in avanti e i diritti conquistati si possono perdere e bisogna combattere contro le discriminazioni che ancora sussistono.
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