L’appello di Daniela
«Mamma, aiutami»

Al giudice la donna aveva detto di non volerla aiutare

Como

«Il tuo rifiuto di aiutarmi è una condanna a morte. Ti chiedo ancora una volta di ripensarci, non voglio conoscerti o sapere il tuo nome: ti chiedo solo di sottoporti a un prelievo del sangue che a te non cambierebbe nulla, ma per me vorrebbe dire poter vivere».

Daniela Molinari ha rilanciato il suo appello disperato ieri sera alla trasmissione “Chi l’ha visto”, che già l’aveva ospitata un paio di mesi fa quando era iniziata la sua ricerca della madre naturale, il cui Dna è indispensabile per tentare una nuova cura al tumore che l’ha colpita.

La donna, 48 anni, due figlie , abbandonata alla nascita - avvenuta il 26 marzo 1973 al Sant’Anna - e adottata dopo 18 mesi trascorsi al brefotrofio di Rebbio, ha intrapreso la battaglia per rintracciare la madre naturale quando i medici le hanno prospettato la via genetica come estremo tentativo di cura.

Il giudice ha trovato il nome della madre biologica, nella cartella clinica relativa al parto conservata all’ospedale Sant’Anna, e ha trovato la donna, alla quale ha chiesto di sottoporsi all’analisi del sangue e ha dato ogni garanzia che la sua volontà di restare anonima, se confermata, sarebbe stata tutelata.

No, è stata la risposta. Inspiegabile, se non ammettendo che lo sfondo di violenza in cui ha avuto origine questa storia terribile ancora la blocchi. Oggi la donna vive ancora nel Comasco, è diventata nuovamente madre ed è nonna, e probabilmente non ha condiviso con nessuno la sua drammatica vicenda.

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