La statale 36 è tutta un pericolo. Servirebbero 700 milioni, ce ne sono 50

Infrastrutture L’unico collegamento con la Valtellina è a rischio di incidenti, frane, interruzioni e colonne. Stanziati 50 milioni di euro, ne occorrerebbero 700

Sulla principale via di collegamento verso la Valtellina, la strada delle Olimpiadi può succedere di tutto. Anzi, è già successo di tutto. Cavalcavia tragicamente crollati, sassi caduti sulla carreggiata, per frane o per il semplice passaggio di animali selvatici. E poi cartelli pericolanti perché danneggiati che nessuno ha sostituito per mesi, quindi divelti dal vento e piombati sulle auto di passaggio. Svincoli e gallerie allagate, almeno sei auto in contromano e addirittura un cervo filmato mentre correva nella galleria del Monte Barro.

Un vero problema in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 in cui la 36 sarà un nodo cruciale per gli spostamenti. Gli oltre 300 milioni di euro stanziati per le infrastrutture in provincia di Lecco (di cui più di un terzo sono in realtà fondi per la Lecco-Bergamo) sembrano poter soltanto tamponare la situazione, specialmente se si considera che a meno di quattro anni dai Giochi invernali non un solo cantiere è stato avviato.

Da Giussano in su

Il nostro viaggio lungo la Statale 36 parte da Milano e per la prima parte sostanzialmente procede spedito. A Giussano iniziano i primi problemi: si passa da tre a due sole corsie, nonostante gli elevatissimi volumi di traffico, con un tracciato che improvvisamente presenta curve molto secche, come quelle di Arosio e Civate, e “spanciamenti” dell’asse stradale, retaggio delle vecchie rotonde a raso. Uno studio di fattibilità regionale fissa in 700 milioni di euro le risorse necessarie per realizzare la terza corsia, ma il piano per le Olimpiadi ne mette a disposizione solo una cinquantina per sistemare qualche svincolo e introdurre qualche miglioramento nel campo della sicurezza.

Fino a Civate si incontrano diversi cavalcavia e la memoria non può che andare al crollo del ponte di Annone, costato la vittima a Claudio Bertini nel 2016 e alla sostituzione di quello di Isella, a sua volta ammalorato.

Nei quattro chilometri della galleria del Monte Barro il traffico corre spedito, ma è proprio all’uscita del tunnel, in corrispondenza di una semicurva a sinistra, che all’improvviso ci si trova in carreggiata le auto che entrano dallo svincolo di Pescate: viaggiano lente a causa di una corsia di inserimento molto breve. Poche decine di metri dopo il doppio svincolo per uscire o al Bione e, più avanti, per imboccare lo svincolo per la Valsassina. Innumerevoli gli incidenti che ne conseguono. Senza contare il cartellone stradale abbattuto dal vento e finito su un’auto in transito. Per questa ragione sarà costruito il ponte Pescate-Bione, per separare almeno verso nord la viabilità locale da quella della Statale 36.

I tunnel

L’attraversamento cittadino è certamente uno dei punti più critici: tre chilometri sotto la città, con un tracciato tortuoso, improvvisi svincoli di ingresso o uscita, con di conseguenza un limite imposto a 70 chilometri all’ora e non rispettato da nessuno, con il rischio di trovarsi, a ogni temporale, dei tratti allagati.

Dall’uscita della galleria San Martino e fino allo svincolo di Abbadia, la superstrada è percorribile anche dai ciclisti (a loro rischio e pericolo, ndr), in attesa che venga terminata la ciclopista. Da qui fino a Colico la superstrada corre fra lago e montagna e quindi il rischio di caduta di massi in carreggiata è molto alto.

Infine la galleria Montepiazzo, osservata speciale perché a continuo rischio di distacchi a seguito del scivolamento del fronte montano. Per questa ragione sono stati destinati 25 milioni per il consolidamento della galleria e altri fondi per il Peduncolo di Dervio e completamento dello svincolo di Piona.

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