La guida alpina: «Di moda
silenzio e natura, non lo sci»

Jacopo Merizzi con un B&B a Chiareggio spiega che i gusti sono cambiati: piace la montagna dolce. «La gente darebbe qualunque cosa per lavorare qui in smart working. Ma dobbiamo imparare a venderci meglio»

«Ogni periodo storico ha le sue passioni e, oggi, quella per lo sci sta scemando. È un approccio vecchio alla montagna, targato anni Sessanta, quando l’imperativo era “tutti in montagna a sciare”. Oggi, in montagna, si va per mille altri motivi. Oltretutto lo sci è uno sport molto costoso. Senza contributi pubblici, gli impiantisti fallirebbero». Parola di Jacopo Merizzi, 61 anni, di Sondrio, di professione guida alpina, alpinista e membro del Soccorso alpino che da tre anni a questa parte si cimenta nella ricettività alberghiera, gestendo con la moglie Michela un raffinato bed and breakfast a Chiareggio. La sua visione di montagna è, necessariamente, alternativa allo sci.

Tendenze

«Le conseguenze del Covid costituiscono un grande problema, ma ci aiutano a leggere la montagna con occhi differenti - assicura -. E nella misura in cui ci cimentiamo in questo esercizio, scopriamo opportunità inedite, risorse preziosissime e terreni inesplorati. Ovvio, dobbiamo uscire dalla mentalità dello sci su misura, garantito dal classico comprensorio, dobbiamo guardare a esperienze fatte da altri territori, anche all’estero, e insieme calibrarci sul nostro. Secondo me occorre una netta virata. Basta montagna “di battaglia” e largo a una sua fruizione dolce. Che è, poi, quello che la gente cerca e vuole».

E, secondo Merizzi, la nostra montagna è l’ideale da questo punto di vista. «Perché, diversamente dalle Dolomiti, che sono meravigliose, incantevoli, attrattive solo per come sono fatte - assicura -, ma che hanno il difetto di essere lontane dalle metropoli, difficili da raggiungere, noi siamo a portata di mano. Siamo vicinissimi a tre grandi aeroporti, Milano Malpensa, Linate e Orio al Serio. Siamo ideali per essere vissuti come “buen ritiro”, oasi di relax, da raggiungere in un attimo, per vivere delle parentesi, magari anche lavorative, ma in mezzo alla natura. Circondati dalla bellezza, dal silenzio, dalla tranquillità. Ci sono persone che farebbero carte false per potersi trasferire da noi e lavorare in smart working dalle nostre valli (proprio pochi giorni fa abbiano raccontato la storia di una famiglia milanese trasferitasi a Dazio, ndr), se solo avessimo una banda larga adeguata. C’è il ritorno alla vita agreste, in baita, per 3-4 mesi, molto sentito dai giovani, spesso, in questo caso, anche disconnessi. C’è una grandissima richiesta di natura, di ambiente, di silenzio».

«Elevarci a Parco»

E noi, da questo punto di vista, siamo ottimamente attrezzati. Non ci manca niente, né a media, né ad alta quota. «Solo che dobbiamo imparare a venderlo, nel senso di proporlo, il nostro prodotto - dice Merizzi -, dobbiamo valorizzare il paesaggio e renderlo attrattivo. E, secondo me, questo si fa elevandolo a Parco, come abbiamo fatto con la Riserva della Val di Mello trent’anni fa. Da allora ha avuto un exploit. Lo stesso dobbiamo fare con l’alta quota malenca. Dai 1600 metri in su, farla diventare l’Altissimo Parco del Bernina. Che non significa introdurre nuovi vincoli, perché da quella quota è già tutto vincolato, ma qualificare il territorio. Dargli importanza. Due anni fa avevo raccolto 2mila firme sulla proposta, anche da parte di molti imprenditori. Rinnovo questa istanza. Per la montagna di Sondrio farebbe un enorme differenza».

Elisabetta Del Curto

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