Il vescovo ai religiosi
«Nuova mentalità
per la pastorale»

CelebrazioneMonsignor Cantoni ieri ai consacrati

«Viviamo un tempo molto difficile e impegnativo, in un contesto umano del tutto differente dal passato», che tuttavia offre «nuove opportunità di evangelizzazione, per una Chiesa, che vuole stare all’altezza dei tempi e si impegna a rispondere alle sfide che oggi la società continuamente propone».

È questo, in sintesi, il messaggio che il vescovo della Diocesi di Como, monsignor Oscar Cantoni, ha rivolto ieri mattina ai rappresentanti delle comunità religiose maschili e femminili e ai consacrati secolari presenti in Valtellina e Valchiavenna.

Molti interrogativi

A pochi giorni dalla Giornata mondiale della Vita consacrata, che ricorrerà come da tradizione mercoledì 2 febbraio, in occasione della festa della Presentazione del Signore, il vescovo Oscar ha presieduto nella collegiata dei Santi Gervasio e Protasio la Messa che con lui hanno concelebrato diversi membri delle comunità religiose maschili presenti in provincia.

Oltre ai concelebranti principali, il missionario guanelliano don Luigi De Giambattista, originario di Mese, e don Giacinto Ghioni, direttore dei Salesiani del capoluogo, c’erano altri rappresentanti dei Servi della Carità, fondati da San Luigi Guanella, e della Società salesiana di San Giovanni Bosco, oltre a padre Francesco Parente della Fraternità Santo Spirito di Colda. Tra l’assemblea dei fedeli, assieme ai Memores Domini legati a Comunione e Liberazione, erano rappresentante le comunità delle Figlie della Croce - consorelle della beata Maria Laura Mainetti -, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, delle suore della Santa Croce di Menzingen e di quelle di Maria Bambina, oltre alle Minime oblate del Cuore immacolato di Maria attive alla Piccola Opera di Traona.

Ad ogni consacrato e consacrata, monsignor Cantoni ha ricordato che ci troviamo a vivere un «un cambiamento d’epoca» e, prendendo in prestito parole di papa Francesco, ha rimarcato che c’è bisogno di un «cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi viene spesso negata, derisa, emarginata e ridicolizzata».

Perciò, il vescovo Oscar ha invitato ad avvertire «il desiderio di rivedere in profondità i metodi con cui raggiungere gli uomini di oggi per le nostre proposte di fede».

Anche perché - ha proseguito - «la pandemia ha suscitato nel cuore di molta gente, anche tra persone lontane dalla Chiesa, molte domande sul senso profondo della vita, della sofferenza e della morte. Giovani e adulti hanno abbandonato la frequenza alla Chiesa nell’Eucaristia domenicale. Varie persone, intanto, si sono rese conto della situazione fallimentare in cui giace l’umanità e tanti vivono in situazioni di forte depressione e di disorientamento».

Mentalità da convertire

Dopo aver delineato le caratteristiche di questo tempo, monsignor Cantoni ha affermato la necessita di «una conversione della nostra mentalità pastorale, anche se è costoso, perché ci obbliga a cambiamenti radicali».

E, in questo contesto, «la vita consacrata è dono alla Chiesa», soprattutto «per essere all’altezza della situazione degli uomini di oggi, che hanno bisogno di sperimentare che il Signore non li ha abbandonati».

Uno scenario possibile, secondo il vescovo Oscar, sognando «una Chiesa accogliente, ospedale da campo, una Chiesa in uscita, per incontrare i poveri nelle diverse periferie geografiche ed esistenziali».

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