Il piano industriale di Secam, parola ai sindaci

Vigilia agitata per l’assemblea dei soci di Secam che, nella sala consiliare di palazzo Muzio, dovrà esprimersi sulla proposta deliberata nei giorni scorsi dal consiglio di amministrazione per il prossimo quadriennio.

Da una parte le preoccupazioni - e pure qualcosa di più - espresse dal Coordinamento acqua pubblica della provincia di Sondrio in una lettera inviata a tutti i sindaci e riprese dal segretario provinciale del Partito democratico Giovanni Curti, dall’altra le spiegazioni, dati e documenti alla mano, dell’amministratore delegato Gildo De Gianni che mirano a spegnere eventuali focolai e a rassicurare gli amministratori locali e, in mezzo, il futuro della società interamente pubblica che si occupa di sistema idrico integrato e di ambiente (leggi rifiuti) per le realtà municipali di Valtellina e Valchiavenna.

A far discutere è la situazione finanziaria della società, ovvero di cassa e non economica (i bilanci hanno sempre chiuso in utile), per equilibrare la quale Secam ha trattato e ottenuto la rimodulazione dei mutui da parte delle banche - riscadenziamento a più lungo termine dei finanziamenti già in corso - e per cui ora chiede ai suoi soci, gli enti locali di Valtellina e Valchiavenna, uno sforzo analogo, ovvero di dilatare nel tempo il rimborso dei mutui, incassando il 40% dal 2020 al 2025 e la restante parte dal 2026 al 2030. Con ricadute diverse sui Comuni, «ma non tali da generare - secondo l’analisi effettuata da Secam - alcuna situazione particolarmente delicata. Senza contare che c’è la garanzia di rimborso totale delle cifre. «Si tratta di una soluzione - spiega De Gianni - che garantisce stabilità ed anche equilibrio di carattere finanziario alla società non solo per i prossimi anni, ma per tutta la durata della concessione e cioè fino al 2044, oltre al pagamento preciso e puntuale dei fornitori senza gravare sui cittadini».

Una questione nodale per la quale i sindaci-soci sono chiamati a responsabilità: l’accordo con le banche è subordinato al via libera al piano industriale, se il piano non passa - «e la pianificazione è talmente attendibile da essere stata certificata dalla società Ernst & Young » -, allora anche i finanziamenti saltano, insieme al cda dell’azienda, evidentemente.

Il clamore sollevato dalla lettera del Comitato di coordinamento acqua pubblica porta con sè, inevitabile, la domanda del perché si sia generato questo squilibrio finanziario. «Una questione legata agli investimenti - spiega De Gianni -. In questi cinque anni (nel piano cioè 2014-2019) ne sono stati fatti per 52 milioni, così come previsto nella convenzione con cui i Comuni ci hanno affidato la gestione del servizio idrico integrato. Addirittura - ricorda l’ad di Secam - nel 2014 le indicazioni degli amministratori prevedevano 80 milioni di investimenti. Ebbene, secondo la legge, di tutte le risorse spese per gli investimenti può essere recuperata in tariffa solo la parte di ammortamento ovvero il 7% medio annuo. Un esempio? A fine 2018 sui circa 45 milioni di investimenti realizzati il recupero in tariffa è stato di 7,82 milioni».

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