Il Morelli sacrifica l’hospice
È stato smantellato il reparto

Chiuso il secondo piano, tutti i pazienti sono stati trasferiti I posti a disposizione calano da 10 a 4. Personale destinato al Covid

Sondalo

Il grido di dolore non è quello dei pazienti, ma dei familiari e del personale sanitario di fronte ad un altro depauperamento dell’ospedale Morelli di Sondalo: da venerdì il reparto hospice dell’ospedale Morelli al secondo piano del secondo padiglione è chiuso. Una chiusura che ha portato inevitabilmente alla riduzione del numero di pazienti che è possibile ricoverare, passati dai 10 nella struttura originaria (un piano solo per loro) a 4 (nell’attuale collocazione; un piano da condividere con degenti con altre patologie). Gli ospiti dell’hospice sono stati trasferiti nel piano sotto, il primo, quello che ospita anche la medicina. Una rampa di scale rispetto a giovedì, ma cambia tutto.

L’hospice dedicato a Siro Mauro nella sua collocazione originale era infatti un’oasi. Un reparto speciale nel quale i malati terminali trascorrevano i loro ultimi giorni circondati dall’affetto dei familiari che avevano la possibilità di restare accanto ai propri cari h24 e dall’affetto e preparazione del personale specializzato. Ufficialmente l’hospice è stato chiuso e trasferito per la razionalizzazione del personale, visto che servono forze per i reparti Covid. Una decisione presa in poche ore, figlia dell’emergenza, che ha sorpreso e lasciato nello sgomento sia i familiari sia il personale che qui lavora, uniti nella missione di rendere meno traumatici gli ultimi giorni delle persone che ormai hanno il destino segnato, ma che vengono accompagnati con grande umanità e dignità verso l’addio alla vita terrena. «Non ci possiamo credere - affermano alcuni parenti- siamo sgomenti. In questo particolare periodo di ricovero all’hospice i nostri cari hanno trovato un ambiente davvero eccezionale. Noi possiamo stare accanto riposando nella stanze. Inoltre abbiamo anche la possibilità di gestire la cucina, proprio come fossimo a casa. C’è un ambiente familiare che aiuta». Solo chi è stato all’hospice sa che cosa si trova aprendo dietro alla porta. Un ambiente ovattato, dove l’inevitabile frenesia degli altri reparti non esiste. Si respira serenità fra queste mura, nonostante tutto.

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