«Il Creval francese
fa bene alla banca
Ma non al territorio»

Benedetto della Vedova, in una intervista al nostro giornale, esprime il proprio punto di vista sull’opa lanciata da Crédit Agricole

«Approdo francese per il Credito valtellinese? Nelle condizioni date, una soluzione positiva per chi lavora in banca, per chi ha ancora le azioni e per l’istituto in generale. Certo, non per il territorio. Per quello è tardi»: è un giudizio netto quello di Benedetto Della Vedova, il politico tiranese segretario di +Europa, economista laureato alla Bocconi, all’indomani dell’opa da 737 milioni lanciata da Crédit Agricole sull’istituto di credito sondriese.

Una valutazione che non sconta colpe alla politica e alla mancanza di lungimiranza e di coraggio per una fusione tutta in salsa locale tra Creval e Banca Popolare di Sondrio, che avrebbe potuto almeno provare a non disperdere il patrimonio costruito con intuito visionario più di 100 anni fa.

Da sempre convinto sostenitore della necessità del matrimonio tra le due banche locali, posizione che gli ha attirato non poche critiche, cosa pensa Della Vedova di quanto sta accadendo in queste ore?

Siamo arrivati dove era evidente che saremmo arrivati e non serviva essere dei chiaroveggenti per capirlo. Ho cominciato ad occuparmi delle banche valtellinesi agli inizi degli anni Novanta, proprio sulle colonne de La Provincia, auspicandone una fusione al fine di creare una realtà o abbastanza solida da stare da sola o abbastanza grossa da essere coprotagonista di un’aggregazione. Per una ragione o per l’altra questo non è stato possibile o non c’è stata la volontà di farlo e ora il nodo è arrivato al pettine.

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