Il ciclista con la passione per i “lavec”

Lanzada, il professionista Nicola Bagioli prosegue l’attività di famiglia e realizza le pentole in pietra ollare. «Desiderio che ho da sempre. L’idea mi è venuta dopo la caduta in bicicletta, con il rischio di non correre più».

Nicola Bagioli ha intrapreso una attività nuova: il ciclista professionista della Valmalenco si è dato alla produzione dei lavec, le tipiche pentole valtellinesi in pietra ollare. È lui stesso a spiegarci come è nata l’idea di riprendere quella che è una antica attività di famiglia che risale addirittura agli inizi dell’Ottocento ma che poi negli ultimi anni era stata un po’ accantonata.

L’appuntamento con il forte corridore di Ganda - frazione di Lanzada - è a Pradasc, in quello che è l’antico laboratorio di suo nonno Renzo. Nonostante il freddo, Bagioli arriva puntuale in bicicletta e non poteva essere altrimenti: «per fare pochi chilometri, mi sembra ovvio - afferma sorridendo -, è più salutare». Subito ci porta all’interno del laboratorio: è piccolo, ben conservato, con tutti i macchinari e gli attrezzi per la produzione dei lavec; ce ne mostra alcuni ancora da rifinire e ci spiega come queste magnifiche pentole prendano pian piano forma dalla pietra. Il ragazzo è giovane - ha soltanto 24 anni - ma è già molto sicuro di sé e del suo nuovo lavoro anche se «non sono ancora perfetto come mio padre o mio nonno, ma ogni lavec mi viene sempre meglio; bisogna farlo senza sbavature ed essere precisi; serve avere la mano molto ferma, perché noi li facciamo ancora alla vecchia maniera, a mano libera».

La domanda sorge spontanea, ossia come mai a un ciclista professionista sia venuto in mente di intraprendere questo genere di attività: «I racconti di papà e di mia nonna Ancilla su come nascevano i lavec mi hanno sempre incuriosito. Inoltre, ad aprile sono stato investito mentre mi allenavo - vicino al ponte di Ganda, a Morbegno - e mi sono fatto male alla schiena; non sapevo se avrei potuto continuare la mia carriera perché il dolore era lancinante, non riuscivo nemmeno a stare seduto sulla bicicletta. Non trovavo nessuno in grado di guarirmi, ciononostante sono partito per il Giro d’Italia perché non volevo in alcun modo perdermi la mia prima grande corsa a tappe; come sapete però ho dovuto ritirarmi perché i dolori non mi permettevano di continuare».

«La carriera di un ciclista non è molto lunga, la mia sembrava a rischio, mi sono messo a pensare al futuro e a luglio mi è venuta l’idea di riportare in auge l’antica tradizione di famiglia, riaprendo il vecchio laboratorio di Pradasc.

Mi sono messo in proprio, la mia ragazza Arianna ha creato da zero il sito internet - www.lavec.it, molto bello, c’è la possibilità di fare shopping on line - e a settembre l’attività è cominciata. In questa avventura Nicola ha coinvolto papà Roberto: «All’inizio non volevo - dice il suo genitore -, sono andato da poco in pensione dopo tanti anni di lavoro in miniera e volevo riposarmi un po’, ma poi mio figlio mi ha convinto».

Nel frattempo un medico italiano che lavora a Lugano è riuscito a guarirlo e ora Nicola sta benissimo: «Sono pronto alla prossima stagione con la mia nuova squadra, i campioni d’Italia della Androni Giocattoli Sidermec; tra pochi giorni avremo il primo raduno a Cesenatico, poi andremo in Spagna per iniziare gli allenamenti; spero tanto di poter partecipare al Giro d’Italia e di concluderlo stavolta».

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