Il Castello di Urio
fa gola a Vuitton
Trattative in corso

Carate Il colosso francese guidato da Bernard Arnault sarebbe interessato all’acquisto della storica dimora Da tempo stava cercando una location sul lago di Como

Da tempo “Belmond”, brand alberghiero di lusso noto in tutto il mondo è seriamente intenzionato ad aprire un nuovo hotel sul lago di Como. Secondo le ultime indiscrezioni, dopo un attento scouting delle location più prestigiose, il Gruppo che fa capo al colosso francese Louis Vuitton avrebbe messo gli occhi sul Castello di Urio, proprietà dell’Opus Dei. Immobile del quale avevamo riferito proprio su La Provincia nelle scorse settimane della decisione della proprietà di metterlo in vendita.

Riservatezza

Quasi ovvio sottolinearlo, ma è massima la riservatezza sulla possibile trattativa con la grande catena alberghiera che secondo voci del settore potrebbe prevedere un importante stanziamento per l’acquisto e la riqualificazione del complesso: si parla di un investimento di 50 milioni di euro, ma l’importo potrebbe salire molto di più, fino a 100 milioni di euro. L’accordo sarebbe al rush finale, con alcuni nodi ancora da sciogliere.

Qualora andasse a buon fine, salirebbe a 9 il numero degli alberghi di fascia alta che fanno capo a Belmond in Italia. Il Gruppo inglese nasce nel 1976 con l’acquisizione dello storico Hotel Cipriani di Venezia e deve il suo nome originario al leggendario treno che, a partire dal 1883, aveva iniziato a collegare Parigi a Istanbul. Nel dicembre 2018 è stato acquistato per 3,2 miliardi di dollari da Louis Vuitton, il colosso francese guidato da Bernard Arnault. Oggi la catena gestisce 45 strutture diffuse tra Africa, Nord e Sud America, Asia ed Europa. Sul suolo nazionale spiccano lo Splendido e lo Splendido a Mare a Portofino, riaperto al pubblico nel 2021 dopo una completa ristrutturazione, Villa San Michele, poco distante da Firenze, Villa Margherita e Caruso, entrambe situate sulla Costiera Amalfitana,Villa Sant’Andrea e Grand Hotel Timeo in Sicilia.

Tra le best destination manca appunto il Lago di Como, dove la catena sta puntando per impreziosire la sua offerta ricettiva e rispondere così alle crescenti esigenze dei clienti a cinque stelle.

E il Castello di Urio è un palace di rara bellezza, uno scrigno ricco di memorie. La sua storia inizia nel Seicento, con le prime fortificazioni, prosegue nel Settecento, epoca in cui spicca tra le altre dimore signorili del Lario per il bel giardino a terrazze, fino all’Ottocento, quando il conte Melzi, amico del grande scenografo della Scala Sanquirico, modifica la villa in una scenografia teatrale aggiungendo torrette, pinnacoli e merli, in parte scomparsi.

Dopo un periodo di decadenza, nel 1871 ne diviene proprietario il barone Richard che fa ampliare il parco, mentre altri restauri vengono compiuti dopo il 1903 dalla nuova proprietaria, Isabel Mac Creery di San Francisco. Durante la seconda guerra mondiale l’imponente complesso viene requisito dai tedeschi.

Il passato

Alla fine del conflitto, quando Mrs Mac Creery torna, decide di venderlo. Nel 1947 diventa la dimora del barone Langheim che trasforma la facciata dell’ edificio principale in stile settecentesco.

I lavori non vengono però pagati, così la casa va all’asta. Viene scoperta da san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei che la trasforma in un luogo di riflessione, preghiera, spiritualità. Lo scorso 18 ottobre, come anticipato dal nostro giornale, la villa è stata chiusa e messa in vendita. Per il Castello di Urio si apre un nuovo capitolo che potrebbe aggiungere un importante tassello al nostro sistema turistico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA