Il “caso” Livigno: focolaio
anche al Punto primo intervento

Contagiati sei operatori tra infermieri, autisti e soccorritori

Quarto focolaio Covid nel giro di un mese, quello sviluppatosi in ambito sanitario e, precisamente, nel Punto di primo intervento di Livigno e nell’ex struttura analoga, oggi sede della postazione dell’Areu 118 di Bormio.

Sono sei gli operatori di Livigno, fra infermieri, autisti e soccorritori, su un complessivo di 32, riscontrati positivi al Covid, mentre sono tre i loro colleghi di stanza a Bormio entrati in contatto col virus. Tutte persone che stanno effettuando la quarantena d’obbligo, a casa propria, per lo più asintomatiche o affette da sintomi lievi e, comunque, al momento, tali da poter essere trattati a casa, sotto controllo medico.

Il problema si è evidenziato all’inizio di questa settimana, quando due operatori hanno cominciato a manifestare alcuni sintomi e si sono subito sottoposti ai controlli del caso.

Poi estesi ai colleghi. Si tratta di contagi prodottisi in famiglia, che, come noto, rappresenta, ormai, il “focolaio tipo”, ovunque, e, in particolare, a Livigno. Una realtà che dal 7 ottobre scorso ha registrato 164 casi Covid, per un totale di 213 da inizio pandemia, cioè dal 23 febbraio scorso.

Casi per lo più asintomatici, come ricorda il sindaco del Piccolo Tibet, Damiano Bormolini, e in isolamento al proprio domicilio, «per cui non si può certo parlare di una situazione drammatica - sottolinea -, ma neppure del tutto sotto controllo». Che non stupisce si sia riverberata anche sull’assetto del Punto di primo intervento il quale, tuttavia, conserva la sua piena operatività, al pari della postazione Areu di Bormio.

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