I volontari ammettono: tornano liberi

«La nostra era una vendetta contro la Cri»

Revocati gli arresti domiciliari ai due ventenni della Valmalenco arrestati per peculato. Al Gip hanno spiegato i motivi del gesto: «Ce l’avevamo con la Croce Rossa perché non voleva assumerci»

Hanno hanno agito per ripicca: ce l’avevano con la Croce rossa per la quale prestavano attività di volontariato, perché l’associazione non aveva intenzione di assumerli e perché non avrebbe fornito loro le adeguate protezioni contro il coronavirus. .

Hanno ammesso le contestazioni a loro carico ieri mattina, nel corso dell’interrogatorio di garanzia,, entrambi 20enni, il primo residente a Chiesa in Valmalenco, il secondo a Lanzada, i due volontari della Cri di Sondrio agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana con l’accusa di peculato. I ragazzi sono accusati di avere usato i mezzi dell’associazione, di cui avevano la disponibilità, per scopi privati e di avere fatto il pieno alle loro auto private usando le tessere carburante della Cri.

Davanti al giudice

I due giovani hanno deciso di parlare davanti al Gip Antonio De Rosa, lo stesso che aveva emesso l’ordinanza nei loro confronti e che poi, ieri pomeriggio, ha deciso di accogliere la richiesta dei legali di revocare la misura cautelare e, quindi, di rimetterli in libertà.

Nel corso dell’udienza Negrini e Marca non si sono tirati indietro, hanno ammesso tutto spiegando i motivi delle loro azioni. In sostanza hanno detto di avere agito per rancore nei confronti della Croce rossa, rea, ai loro occhi, di due gravi mancanze: non averli voluti assumere e di non avere fornito loro, durante l’attività di volontariato, i dispositivi di protezione individuale per la prevenzione del contagio da coronavirus.

La decisione del giudice di revocare la misura cautelare è dovuta al fatto che, essendo venuto meno il loro rapporto con la Croce Rossa, è venuta meno anche la possibilità di reiterare il reato, il presupposto su cui si basava l’ordinanza.

L’ammissione di colpa ha poi avuto certamente un ruolo, ma la decisione del gip è stata presa anche perché i ragazzi hanno mostrato un documento con cui un’altra società che si occupa di soccorso si impegnava ad assumerli a tempo indeterminato a far data dal prossimo 16 aprile. Assunzione che non si sarebbe però perfezionata se i due fossero rimasti ai domiciliari.

Ovviamente l’inchiesta procede, i ragazzi - incensurati - restano indagati, ma quantomeno sono liberi e possono iniziare a lavorare.

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