I Ragni: «Mai passare, al di sotto dei seracchi Ormai è un azzardo»

Gli esperti I consigli e le riflessioni di Lenti e Palma «Quando precipita una calotta nessuno è al sicuro» «Noi alpinisti abbiamo foto di cime ora irriconoscibili»

«Una tragedia imprevista». Fabio Lenti e Fabio Palma hanno reagito così, non senza choc, al dramma della Marmolada, che ha provocato oltre venti tra morti, feriti e dispersi.

Entrambi Ragni di Lecco, scalatori esperti, il primo è anche uno dei pilastri del Soccorso alpino e dell’elisoccorso, il secondo è stato presidente dei Maglioni rossi. Ed entrambi conoscono bene le condizioni delle montagne.

«Alla Marmolada non si poteva prevedere questo disastro - spiega Lenti -. Il ghiacciaio è collassato, ma è diverso da altre situazioni: per esempio in Svizzera, nel Vallese, è stata interdetta una zona sotto un seracco, ma in questo caso è pericolante. Alla Marmolada non era così».

«Consapevoli dei rischi»

Il problema, di base, sono le alte temperature. «La stagione è molto calda, tanto che settimana scorsa lo zero termico era a 4.700 metri. I ghiacciai di conseguenza non rigelano durante la notte».

«E questo vuol dire che già a 3.800 la neve non gela. Per fare un esempio, uno scalatore che vuole percorrere la parete Nord di ghiaccio ci va quando ha rigelato durante la notte, altrimenti non la fa».

«Il rischio in questo caso è che i ponti di neve possano cedere e ci si ritrova nel crepaccio. Pochi giorni fa ero sulla Biancograt, sul Bernina, e scendendo ho avuto paura perché faceva caldo e il ghiaccio si era trasformato quasi in palta. Sono rimasto terrorizzato».

«Ma sulla caduta dei seracchi non c’è un orario: ne ho visti cedere di pomeriggio come di notte».

L’indicazione

Il suo consiglio, di base, è uno solo: «L’ideale sarebbe non passare sotto i seracchi. È fortemente sconsigliato qualsiasi passaggio sotto il ghiaccio».

«È ovvio, chi va in montagna deve sapere quali sono le regole e a quali rischi si incorre».

«Non si può impedire il passaggio, salvo casi eccezionali, ma se si è costretti, in un rientro, a percorrere queste vie, si deve sapere a cosa si potrebbe andare incontro».

Gli fa eco Palma, anch’esso alpinista esperto, che parla di fatalità.

«Non ci sono state imprudenze da parte di chi si trovava lì - spiega -. Purtroppo, stiamo assistendo sempre più a fenomeni che sono dovuti al riscaldamento globale. È ovvio che quando precipita una calotta nessuno è al sicuro».

Fatalità

«È stata una fatalità. Il ghiaccio caduto è arrivato fin dove si portano i bambini per far toccare loro la neve. È stata una cosa assolutamente imprevedibile, agghiacciante, senza alcuna responsabilità da parte delle persone presenti».

Tra l’altro, Palma era stato in quella zona in passato. «Si tratta di una via normale che si fa in discesa. Un sentiero di nessuna difficoltà tecnica senza pericoli oggettivi. Per farlo capire meglio, è come se una persona passeggiasse in una località di mare, a 300 metri dalla spiaggia, e a un certo punto venisse investita da uno tsunami».

«Tra 30 anni addio ghiacciai»

Il problema arriva dal clima, sempre più caldo.

«Quella della Marmolada è sicuramente una tragedia dai contorni limitati rispetto alle desertificazioni, che provocano centinaia di migliaia di vittime - analizza Palma -. Ma anche la montagna risente particolarmente del caldo. Noi alpinisti abbiamo fotografie di cime di dieci anni fa che sono totalmente diverse oggi».

«Spesso non c’è più la neve in vetta. Se va avanti così fra trent’anni non ci saranno più ghiacciai».

Disagio

«Non è un problema tanto per noi che viviamo le montagne, ma sarà un disagio immenso per tutti, visto che porterà a una maggiore siccità perché mancherà l’acqua».

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