
Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 24 Maggio 2015
I cacciatori uniti: «Lasciateci sparare
anche ai cinghiali»
Presidenti dei comprensori di caccia e delle associazioni venatorie della Valle compatti. «I controlli selettivi non bastano a contenere la specie».
«Bisogna includere la specie cinghiale nell’elenco di quelle cacciabili previste nel piano faunistico venatorio provinciale. Solo così si risolverà il problema dei danni causati dai cinghiali una volta per tutte». Non hanno dubbi i presidenti dei comprensori alpini di caccia e i presidenti delle delegazioni provinciali delle associazioni venatorie, che hanno messo la loro richiesta nero su bianco in un documento presentato in Provincia.
«Continuare ostinatamente con i controlli selettivi non porta a nessun risultato, tantomeno al miraggio dell’eradicazione» si legge nel documento. Non solo. «Chiediamo che le azioni di controllo selettivo, peraltro attuate con utilizzo di ausiliari all’uopo impiegati nonostante il periodo di parto di altri ungulati, nonostante il dispendio di soldi pubblici, vengano sospese». «L’obiettivo che si ritiene coerente e fattibile con questa proposta - aggiungono - è l’attuazione di una gestione del suide mirata al contenimento della specie ed i cacciatori, tutti indistintamente, sapranno dare il loro contributo». Insomma, sì alla caccia al cinghiale aperta a tutti e basta ai prelievi selettivi fatti dai soli operatori qualificati che hanno seguito appositi corsi e hanno l’ok della Provincia. Un metodo che secondo presidenti dei comprensori e associazioni venatorie non funziona. Attualmente sono 200 i cacciatori autorizzati all’abbattimento di cinghiali e a turno operano volontariamente, coordinati dalla polizia provinciale, in orario serale-notturno e per lo più a seguito delle segnalazioni di avvistamenti. Bene precisare che tutti i cinghiali abbattuti sono di proprietà della Provincia e chi li abbatte deve portarli nei centri di lavorazione selvaggina autorizzati per gli accertamenti sanitari dell’Asl. Se i cinghiali vengono giudicati commestibili sono poi messi all’asta. A titolo di rimborso per la collaborazione prestata, ogni cacciatore nel corso di una stagione riceve uno dei cinghiali abbattuti e se ne vuole acquistare altri ha diritto di prelazione per l’acquisto con un prezzo pari a quello base d’asta.
Il controllo selettivo viene attuato da diversi anni. Di fatto il problema non si può dire risolto, anche se i danni vengono limitati. Aprire la caccia al cinghiale è la soluzione? I dubbi non mancano. Anche perché è evidente che solo in parte la presenza di cinghiali in valle deriva da spostamenti naturali da province limitrofe. In gran parte deriva da rilasci illegali. E gli stessi cacciatori lo ammettono. «Pur deprecando e disapprovando lanci illegali da parte di taluni cacciatori, che sicuramente vi sono stati - si legge nel loro documento -, appare impossibile fermare l’espansione areale della specie sul nostro territorio». «La gestione del cinghiale da problema può diventare una risorsa - sottolinea Cesare Mitta, vice presidente di Enalcaccia pesca e tiro che in passato che in passato ha lavorato proprio nell’ufficio caccia della Provincia -, ma solo aprendo la caccia si può contenere la presenza di questi animali. Il piano faunistico va modificato».
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