Giro di vite sulle sagre
Le regole della discordia

La Regione Lombardia sta discutendo le nuove regole per sagre e feste di paese. Invocate dai commercianti, bocciate dai sindaci

Per i commercianti ormai è quasi una crociata: «La sagre sono una forma di concorrenza sleale». Per i sindaci sono realtà da difendere: «Giù le mani da queste iniziative di aggregazione». Per la Regione sono comunque una giungla in cui è il caso di mettere ordine.

E così su sagre e feste di paese è in arrivo un giro di vite. In commissione attività produttive si stanno discutendo due progetti di legge che prevedono una raffica di restrizioni per l’organizzazione e la gestione di queste feste popolari.

Eccone alcune.

- Durata massima 10 giorni

- Obbligo di annunciare l’evento entro il 30 novembre dell’anno precedente

- Intervallo di 20-30 giorni tra due manifestazioni nello stesso comune

- Organizzazione affidata ad associazioni costituite da almeno 3 anni

Istituzione di un apposito registro regionale

In Lombardia ogni anno si organizzano 7mila tra sagre, feste popolari e di partito, in cui si consumano anche cibi e bevande. Una media di 4 per ogni comune. Con il numero di questi eventi che è cresciuto del 40% dal 2009 in avanti e un giro d’affari stimato in 70 milioni di euro l’anno. Se la stagione 2014 è salva, il 2015 rappresenterà l’anno zero per sagre e feste popolari.

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