Genova, il crollo del ponte dell’autostrada

39 i morti, una decina i dispersi
In quel momento passavano 30 auto e 3 tir
Il VIDEO

Il cedimento - probabilmente strutturale - ha interessato il ponte Morandi sulla A10: molti i mezzi coinvolti e i soccorritori hanno trovato persone morte all’interno, tra cui un bambino. Il ricordo del cedimento del cavalcavia di Annone nell’ottobre 2016: il VIDEO

Tragedia a Genova, dove martedì è crollato il ponte Morandi sull’autostrada A10. La struttura lunga più di un chilometro ha ceduto durante un forte nubifragio e circa cento metri di ponte sono precipitati sul torrente sottostante e su alcuni capannoni industriali trascinando una trentina di auto e tre tir.

I morti

Le vittime identificate sono 39 tra cui tre bambini di 8, 12 e 13 anni. Sedici feriti, di cui 12 gravi. Quattro invece le persone estratte vive da macerie e rottami. Tra le vittime, un’intera famiglia diretta o di ritorno dalle vacanze. Dalla Regione Liguria parlavano di 26 morti ufficiali: 23 sul posto, uno in sala operatoria e gli ultimi due estratti.

Nel momento del crollo, in quel tratto del ponte, sempre secondo la Protezione civile, stavano transitando 30 auto e tre tir, che sono precipitate da un’altezza di circa settanta metri.

Il ponte

Il ponte Morandi ha una lunghezza di 1.182 metri, un’altezza al piano stradale di 45 metri e 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza. Venne edificato con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile.

Sarebbe stato un cedimento strutturale a provocare il crollo di parte del viadotto, anche se qualcuno parla di un fulmine che potrebbe avere colpito uno dei tiranti di sostegno della struttura. Il cedimento è avvenuto nel tratto che sovrasta via walter Fillak, nella zona di Sanpierdarena.

Autostrade: «Inaspettato e imprevisto»

Il crollo di Ponte Morandi sul viadotto Polcevera a Genova è «per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire» che potesse accadere.

Lo ha detto all’ANSA il direttore del Tronco di Genova di Autostrade per l’Italia Stefano Marigliani, sottolineando che “assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso». «Il ponte è una struttura dal punto di vista ingegneristico molto complesso: da qui la moltitudine di controlli”: ma «nulla è emerso che facesse presagire» questo

La storia di un sopravvissuto

E’ scampato per miracolo al crollo del ponte Morandi di Genova Davide Capello,, 36 anni di Nuoro, ex giocatore Cagliari (due presenze in serie B) ora portiere del Legino, squadra ligure della provincia di Savona, dove vive e dove fa il vigile del fuoco. Capello è precipitato con la sua auto da un’altezza di 80 metri ed è rimasto incastrato con la sua auto tra le macerie rimanendo fortunatamente illeso tanto che è uscito con le sue gambe dall’auto. Subito soccorso dal 118, è stato trasportato in un ospedale di Genova. Mentre era incastrato nell’auto, Davide ha chiamato il padre Franco, dirigente della squadra «Puri e Forti» di Nuoro dove lo stesso Davide ha mosso i primi passi: «Babbo è precipitato il ponte io stavo passando e sono caduto con l’auto. Non ti preoccupare sono salvo». Franco Capello è ancora agitato mentre riferisce all’ANSA il contenuto della telefonata con suo figlio. “All’inizio non stavo capendo, poi gli ho detto: Davide se riesci a muoverti prova a uscire e così ha fatto. Lo ha aiutato un poliziotto che ha chiamato il 118. Qualche santo lo ha salvato e devo solo ringraziare che sia vivo».

I problemi storici del ponte

«Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati». E’ la valutazione che l’ingegner Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato all’Università di Genova, fa del ponte crollato oggi a Genova in un articolo pubblicato da Ingegneri.Info il 29 luglio di due anni fa.

Le osservazioni dell’ingegnere contenute nell’articolo sono di carattere strettamente tecnico, ma fanno riferimento al fatto che il ponte, realizzato nei primi anni ’60, fu fin dai primi decenni «oggetto di manutenzioni profonde - si legge su Ingegneri.Info - con costi continui che fanno prevedere che tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di ricostruzione del ponte: a quel punto - conclude l’articolo - sarà giunto il momento di demolire il ponte e ricostruirlo».

Il viadotto fu interessato da imponenti lavori di manutenzione straordinaria, tra cui la sostituzione dei cavi di sospensione a cavallo della fine anni ’80 primi anni ’90, con nuovi cavi affiancati agli stralli originari. Il viadotto prende il nome dal suo progettista, Riccardo Morandi, ingegnere romano legato al razionalismo costruttivo di fine ’800, che brevettò un sistema di precompressione denominato «Morandi M5» che applicò a diverse sue opere. L’opera, costruita tra il 1963 e il 1967, anno della sua inaugurazione, è noto anche come «Ponte delle Condotte» dalla società che lo costruì, e «Ponte di Brooklyn” per una forma che richiama molto molto vagamente il celebre ponte americano. Lungo 1.182 metri, campata maggiore di 210 metri, il ponte venne costruito con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile.

«E’ assolutamente prematuro, in questa fase, azzardare ipotesi sulle cause del crollo. Il viadotto era attenzionato, c’erano delle problematiche e in una delle campate erano stati montati a fianco degli stralli, dei cavi esterni per integrare e potenziare gli stralli stessi. Ma il ponte era anche l’unica via di collegamento verso la Francia». E’ quanto sottolinea Enrico Sterpi, segretario dell’Ordine degli Ingegneri di Genova. Quanto alla dinamica del crollo, «posto che anche per questo bisognerà attendere delle rilevazioni, da una prima analisi delle foto e delle immagini disponibili, è possibile che prima sia collassato uno degli impalcati sospeso e poi siano collassati stralli e pilone».

«La metodologia costruttiva del ponte - sottolinea Sterpi - va collocata nell’epoca in cui fu realizzato, inizio anni Sessanta, quando c’era il Dio cemento. Vista oggi, è uno schema strutturale che non ha senso, ma questa è una valutazione che si poteva fare già vent’anni fa. Il punto è che serviva un’alternativa, un bypass, perché quella su cui insisteva il ponte è l’univa via di collegamento esistente. Dell’idea di un bypass si parlò in passato, poi grazie anche alle classiche polemiche all’italiana, non se ne fece nulla».

La viabilità

Per anni il crollo del viadotto sul Polcevera a Genova avrà ripercussioni sulla viabilità di tutta la Regione e dell’intero nord ovest, in quanto una grande parte dei milioni di veicoli che vi transitavano ogni anno dovranno utilizzare altri itinerari con ’appesantimentì sul resto della rete autostradale.

Intanto CISS Viaggiare Informati comunica le chiusure e le deviazioni relative alla A7 Milano-Genova e alla A10 Genova-Ventimiglia. Causa chiusura tratto A10 per crollo - segnala il sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - è chiuso l’allacciamento A7 per A10 in direzione Aeroporto. Chi proviene da Milano trova chiuso il nodo per A10 direzione Aeroporto, mentre chi viene da Ventimiglia o da A26 deve uscire a Genova Aeroporto o prima.

Chi proviene dalla A12 ed è diretto in A10 può uscire a Genova Est o Genova Ovest e percorrere la viabilità ordinaria per riprendere la A10 dallo svincolo Aeroporto o dal successivo Genova Pegli.

Per coloro che sono in viaggio lungo la A10 da Savona diretti a Genova si consiglia di utilizzare la A26 Genova-Gravellona Toce, poi la D26 diramazione Predosa Bettole e infine la A7 verso Genova.

Per coloro che da Livorno sono diretti a Savona, si consiglia di utilizzare la A7 Milano-Genova, seguire le indicazioni per la diramazione Predosa Bettole e poi prendere la A26 verso Genova e proseguire per Savona. CISS sconsiglia chi si sposta localmente di percorrere le autostrade e di fruire invece della viabilità ordinaria, secondo le indicazioni delle Autorità locali.

https://www.laprovinciadicomo.it/videos/video/genova_1037960_44/

«Controlli e manutenzione»

Mappare ponti e cavalcavia. Fare controlli e manutenzione. Lo chiede il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè dopo il crollo del ponte Morandi a Genova il cui bilancio, ancora provvisorio, parla di ventidue vittime. Uggè, come si legge in una nota, in seguito «all’ennesima tragedia legata al crollo di un cavalcavia» rivolge alla politica le stesse domande poste un anno fa in seguito ai crolli ad Annone Brianza (ottobre 2016), a Fossano ( Cuneo) e dell’A14 tra Loreto e Ancona Sud. «Il bilancio di oggi mette i brividi: queste tragedie non sono più tollerabili - riporta il comunicato - .Quanti altri cavalcavia dovranno crollare sotto il peso del silenzio e dei controlli non fatti? Quando verranno puniti coloro che per mesi e anni non hanno fatto nulla? Quando verranno chiamati a rispondere di omicidio coloro che non hanno mosso un dito perché altre tragedie non avvenissero?». «Gli sos lanciati da chi denunciava lo scandalo dei trasporti eccezionali sono rimasti inascoltati - prosegue - Se un trasporto eccezionale transita su un ponte solo eccezionalmente, come dovrebbe accadere, è un conto, ma che se quel fatto particolare diventa la norma (...) è tutt’altra faccenda. Decine di giganti della strada stracarichi di acciaio o altri materiali che transitano ogni giorno possono mettere a durissima prova la tenuta di un’infrastruttura progettata e realizzata per sopportare altri tipi di peso».

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