«Fratelli ucraini
qui casa vostra
Contate su di noi»

ChiavennaIeri l’incontro di preghiera a San Lorenzo Don Caelli: «Chiediamo di cambiare il cuore del nemico»

«L’odio non porta a nulla. Noi dobbiamo imparare ad amare tutti, anche il nemico, ma chiediamo la grazia che il nemico cambi il cuore, che deponga le armi e che rispetti ogni fratello. Questo si chiama giustizia. Solo Dio ci può aiutare a sostenere situazioni così difficili, un Dio che è padre, nostro, di tutti, di tutte le nazioni, anche di Putin. So, che non è facile pregare per lui ma noi, come cristiani, dobbiamo avere questo coraggio. Chiedere a Dio di cambiare il cuore di chi semina odio e violenza».

Momento difficile

Un passaggio difficile, il più difficile in assoluto di un momento di preghiera interreligiosa che, don Andrea Caelli, arciprete in San Lorenzo, a Chiavenna, ha fortemente voluto ed ha presieduto ieri pomeriggio dalle 14.30, in una parrocchiale gremita in ogni ordine di posto, compatibilmente col rispetto della normativa anti Covid.

Nei primi banchi la comunità ucraina della Valchiavenna, stimata in almeno 150 persone, per lo più badanti ma anche uomini e donne sposati qui nella nostra valle, dietro e ai lati, quasi a proteggerli tantissimi valchiavennaschi che, appena lo hanno saputo sono accorsi. Per condividere un dolore e una preoccupazione, per il futuro, comune.

«Siamo su un crinale - ha detto, dall’altare, don Andrea Caelli -, un crinale pericoloso per tutti. Loro, la comunità ucraina che è fra noi, vive questa esperienza sulla propria pelle ed ha paura per i propri cari, che sono in patria. Una comunità animata da un forte nazionalismo, inteso come senso di appartenenza a una nazione, che, noi, abbiamo perso e che, a volte, non comprendiamo, e giudichiamo. Ma i dubbi e le preoccupazioni sono comuni, sono di tutta l’Europa, e, per questo, ci affidiamo alla preghiera, a Dio e a sua madre, la Vergine Maria, regina della pace».

Il Santo Rosario, infatti, è stato il perno attorno a cui è ruotata quest’ora di preghiera, durante la quale nessuno ha fiatato. Non una mosca è volata in chiesa. Il silenzio, solo, ha assorbito le emozioni corse a fiumi, fra i banchi.

Una preghiera riuscita, come riescono, del resto, tutte le cose che si fanno insieme, condividendo e mettendo a frutto usi e fedi diverse. Sia il Padre Nostro, sia l’Ave Maria, sono stati recitati in ucraino, la prima parte, e in italiano, la seconda.

«Dobbiamo imparare a conoscerci - ha detto don Andrea Caelli, dal pulpito, con convinzione -, perché sappiamo troppo poco gli uni degli altri. O, meglio loro conoscono noi, la nostra cultura, ma noi invece, sappiamo poco dell’oriente cristiano. Dobbiamo smetterla noi latini di pensare di essere al centro del mondo perché non è così».

«Contate su di noi»

«Io ho avuto la grazia e la fortuna di conoscere questa realtà - ha aggiunto - e vorrei che questa situazione così difficile, delicata e complicata ci fornisse quanto meno a possibilità di conoscerci di più».

«L’ascolto, la condivisione, è la prima cosa - ha proseguito. «Per questo vi ricordo che questa è la vostra casa e che noi siamo vostri fratelli« ha detto il don rivolgendosi alla comunità ucraina.

« Io, le persone qui presenti, il vescovo di Como. Potete contare su di noi - ha detto poi -. Nel limite del nostro possibile vi saremo di supporto anche se, anche nella carità occorre essere intelligenti ed organizzati, perché vada, davvero, a buon fine. Chiediamo intanto a Dio, la grazia di una risoluzione del conflitto, anche se dobbiamo prepararci a tutto, dobbiamo essere uniti, perché siamo una sola cosa in Cristo».

In effetti, l’ora di preghiera in rito cattolico e in rito cristiano ortodosso, di ieri condotta alla presenza anche di don Anacleto Pegorari , parroco di Prata Camportaccio, e dei sacerdoti, don Casimiro Digoncelli , don Giuseppe Paggi , don Aldo Passerini, e don Mauro Confortola , nella sua ecumenicità, è riuscita benissimo. Ha toccato i cuori di tutti.

Delicato l’allestimento curato da don Caelli, che ha voluto introdurre elementi dell’ortodossia ucraina del Patriarcato di Kiev, ponendo, davanti all’altare, le icone del Cristo Pantocratore e della Vergine Maria, con la possibilità di accendere le candele al loro cospetto. 0

Sul pulpito di destra, appesa, la bandiera giallo azzurra dell’Ucraina, nella cappella di sinistra, a vigilare, la Madre della Misericordia, Madonna di Gallivaggio.

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