Fedeli riuniti nel dolore

per l’addio a don Attilio

Chiuro. I funerali del prevosto morto martedì di Covid, che per trentacinque anni ha guidato la comunità

Tante le lacrime sui volti dei suoi fedeli, di quei parrocchiani che ha visto crescere, ha battezzato e ha sposato, con cui ha gioito nelle ricorrenze felici, ma che ha anche confortato nei momenti tristi. È la riconoscenza che una comunità - quella di Chiuro, assieme alla frazione di Castionetto - ha voluto esprimere ieri pomeriggio al suo pastore, don Attilio Bianchi, mancato martedì scorso all’ospedale di Sondalo in seguito al contagio da coronavirus.

Ai funerali, presieduti dal vescovo Oscar Cantoni nella chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Andrea, assieme a numerosi sacerdoti, tra cui il vicario episcopale per la provincia, monsignor Andrea Salandi, e il vicario generale, monsignor Ivan Salvadori, è seguita la sepoltura nel cimitero locale, vicino ai suoi predecessori, accompagnato dai parenti e dai fedeli. Don Attilio resterà sempre, così, nella sua amata Chiuro, comunità da lui servita per ben 35 anni.

E, a testimonianza del bene seminato, molti sono stati i ricordi e i ringraziamenti che ieri la comunità cristiana e civile ha espresso al prevosto, da dieci anni anche amministratore parrocchiale di Castionetto. A partire dai bambini della scuola parrocchiale dell’infanzia “Maria Immacolata”, il «fiore all’occhiello del paese», come soleva ricordare lo stesso don Bianchi con un pizzico d’orgoglio. «Amava tanto la sua scuola - hanno aggiunto le maestre - che ogni giorno, nonostante i mille impegni, riusciva a ritagliarsi un po’ di tempo per salutare i suoi bimbi».

E fino all’ultimo don Attilio ha pensato ai piccoli. «Rimarrà impressa nel nostro cuore la sua ultima telefonata. Un bisbiglio, espresso con fatica, ma che oggi ci giunge dall’alto forte come un urlo: fate pregare i bambini». Proprio loro, attraverso alcuni pensierini e un grande disegno, hanno voluto salutarlo, con un velo di tristezza, ma anche con la gioia tipica dei più piccoli. Perché, del resto, ora «don Attilio, che quando veniva a trovarci aveva il vestito lungo nero, ha le ali ed è in cielo», come ha scritto uno di loro.

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