Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 20 Luglio 2015
Ente camerale, salvo ma senza risorse
Il presidente Bertolini: «Senza portafoglio sarà impossibile promuovere l’economia locale». Via Piazzi ora è a un bivio: «O stiamo da soli o cerchiamo sinergie con i territori limitrofi, come già hanno fatto altri».
La salvezza della Camera di commercio di Sondrio s’avvicina e conta, ma non basta. Perché senza risorse, nell’epoca dei tagli, non si va avanti. In ogni caso, insomma, si prevedono cambiamenti e non si esclude un accorpamento con altri enti delle province limitrofe.
Le notizie in arrivo da Roma sono positive, ma non sono sufficienti ad allontanare le preoccupazioni. «Siamo nella condizione quasi certa di potere scegliere sulla base di alcune variabili precise: risorse e funzioni – spiega il presidente Emanuele Bertolini -. Le ipotesi sono diverse: rimanere soli – purché ci sia un’adeguata copertura economica nonostante i tagli – o aggregarci con altri, partendo naturalmente dai nostri vicini. Possiamo decidere, insomma, ed è un grandissimo vantaggio garantito da questa legge. Ma il discorso è più complesso».
Fatta questa premessa, la strada è lunga e non si conosce ancora la direzione da seguire. In via Piazzi ricordano che il presidente Roberto Maroni a Chiavenna, in occasione della firma della “Carta”, ha assicurato che la Camera di commercio di Sondrio rimarrà con risorse adeguate. Ma se ci fossero degli ostacoli, non avrebbe molto senso limitarsi a offrire dei servizi senza potere promuovere l’economia locale. «In quel caso bisognerebbe ragionare in un’ottica diversa, stiamo già valutando le ipotesi. Noi siamo sempre stati attivi per restituire alle imprese più di due milioni di euro, oltre ai servizi. La nostra mission, di cui andiamo fieri, è quella».
L’altra possibilità, quella a cui ricorrere in caso di assenza di finanziamenti aggiuntivi da Milano, sarebbe l’accorpamento. Una strada tutta da valutare, ma evidentemente si guarderebbe subito ai vicini: qualcuno fra Brescia, Bergamo, Lecco e Como. Al momento in Lombardia non si sono registrate aggregazioni e le novità sono talmente recenti che anche le valutazioni sono allo stato iniziale. Una strategia, quella dell’unione fra sezioni limitrofe, nota in molti settori e associazioni. Ogni sinergia solitamente – l’esperienza di altri settori è lunga - impone il ricorso a tagli basati sul personale e a una contemporanea specializzazione dei dipendenti. Emergono più facce, insomma, della stessa medaglia.
In Valtellina non si è ancora affrontato pubblicamente questo ragionamento, ma è chiaro che la soluzione migliore potrebbe essere rappresentata dalla valorizzazione delle struttura, puntando sulle risorse umane a disposizione per svolgere compiti specifici e nuovi. «Secondo le notizie in arrivo da Roma, sappiamo che il governo potrebbe decidere di affidare alle Camere di commercio – magari in contemporanea a un’aggregazione - altre attività. A quel punto noi ci faremmo trovare pronti. Pensiamo, ad esempio, all’ambito del mercato del lavoro o all’alternanza scuola-lavoro. Gli enti camerali, nell’epoca della buona scuola, potrebbero assumere un ruolo importante in questa partita. Senza dimenticare altre possibili mansioni, a cominciare da quelle connesse alla formazione. Ricordiamo che la Provincia e le categorie produttive hanno auspicato un impegno della Camera in questi settori».
Camera e imprese sono già concentrate su questi possibili scenari. «Noi e le associazioni di categoria riteniamo che l’ente camerale di Sondrio, in un territorio interamente montano, abbia un senso sulla base della specificità della nostra provincia. Però è necessario poter continuare a svolgere fino in fondo il nostro mestiere, sulla base di risorse adeguate. Lo possiamo fare con la condivisione di Regione e Provincia, all’interno di un Paese che riconosca la differenza fra una zona come la nostra e il resto d’Italia».
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