Duecento creditori fanno la fila
Ma al casinò il banco è al verde

Campione d’Italia Enti, fornitori e aziende rivendicano 80 milioni di euro non pagati

Una fila lunghissima di creditori sta bussando alle porte della casa da gioco rimasta senza il becco di un quattrino, ma alla fine pagherà il solito Pantalone.

Entro la fine dell’anno circa 200 tra enti, fornitori e aziende hanno rivendicato dei crediti per circa 80 milioni di euro nei confronti del Casinò fallito, il 28 gennaio i giudici del tribunale di Como dovranno decidere se queste domande hanno un fondamento.

La voce maggiore spetta alla Banca Popolare di Sondrio, 31 milioni, da sempre l’istituto ha finanziato l’operato del Casinò, altri 20 milioni sono stati chiesti dal Comune, il socio unico della casa da gioco, ma solo per il periodo precedente al 2017, poi ci sono ditte e imprese ticinesi.

Per legge da anche questa settimana possono inserirsi nel fallimento le domande tardive, per esempio i 482 lavoratori licenziati all’ultimo dell’anno che vantano solo per il tfr al netto delle ferie e degli arretrati una ventina di milioni di euro, ma di nuovo il Comune per quanto concerne il 2018.

Alla luce della chiusura della casa da gioco negli ultimi mesi i proventi attesi dall’amministrazione comunale potrebbero superare i 40 milioni. Il totale dei debiti forma una cifra spaventosa, ancora difficile da calcolare, ma che è di certo superiore ai 140 milioni di euro.

Chi rivedrà mai questi soldi? Lo stesso commissario prefettizio Giorgio Zanzi, chiamato a gestire le sorti del Comune in dissesto, è scettico, allarga le braccia, nelle casse del Casinò non resta molto. I curatori fallimentari, sempre in silenzio, fanno notare che già lo scorso anno il Casinò aveva chiesto il concordato preventivo, una forma giuridica che precede il fallimento e che certifica l’impossibilità di pagare tutti i creditori.

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