Don Roberto, il ricordo
«Per lui ogni uomo
era come un fratello»

Como: a San Rocco la messa di suffragio un mese dopo la morte Il vescovo: «Non gli importavano le strategie politiche. Ha annunciato con la vita che i poveri sono figli di Dio»

«A don Roberto non importavano le varie strategie politiche, né compiva interventi clamorosi di dissenso contro chi lo rifiutava o semplicemente non lo capiva. Egli aveva a cuore ben altro: ossia annunciare con la sua vita che ogni uomo è nostro fratello, che ogni povero è degno di stima e di fiducia semplicemente perché figlio di Dio».

Il ritratto di don Roberto Malgesini sta tutto in queste parole del vescovo Oscar Cantoni, pronunciate ieri sera in occasione della messa di suffragio, a un mese esatto dall’uccisione del sacerdote.

C’erano anche alcuni dei suoi “ragazzi” in chiesa a San Rocco, quelli che don Roberto incontrava ogni mattina durante il giro delle colazioni. Ma è l’abbraccio di tutti a essere arrivato forte e affettuoso per una ferita che a Como è ancora apertissima.

Ieri sera si è conclusa per le parrocchie della città una giornata di comunione di preghiera in ricordo di don Roberto. «Dio sta scrivendo pagine importanti per la nostra comunità. Abbiamo avuto l’occasione di riflettere su quello che la vita di don Roberto ci ha voluto testimoniare – ha detto don Gianluigi Bollini, parroco della comunità pastorale “Scalabrini” - Insieme portiamo questo dolore, ma insieme guardiamo anche con speranza al bene futuro. Ogni 15 del mese per noi sarà il giorno per ringraziare Dio del dono che è stato don Roberto».

L’esempio di don Roberto rischiara la strada, lo ha ribadito anche il vescovo nella sua omelia. «È Gesù che ci insegna a “non aver paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla”. L’amore vince l’odio con il dono totale di sè, a prezzo di una vita vissuta senza clamore e magari nella fatica del nascondimento».

La notizia della morte di don Roberto ha avuto vasta eco in tutta Italia. «Tutti oggi parlano di lui, non solo della sua efferata morte, ma anche del suo apostolato tra i poveri, del suo stile di azione, del suo sguardo pieno di benevolenza e di tenerezza. Uno sguardo che lasciava trasparire una profonda serenità interiore, una grande pace, frutto dell’essere abitato da Dio. Quanto vorrei che non ci si dimenticasse della sua testimonianza».

Don Roberto, ha detto il vescovo, ci ha insegnato a plasmare per mezzo dello spirito santo i cuori delle persone che incontriamo: «Quello che compiva concretamente a servizio dei poveri non era che un semplice mezzo attraverso cui manifestare il suo amore per il Signore, un semplice mezzo per sottolineare che ciascuno di noi è una creatura amata da Dio in modo unico e originale, che noi valiamo “più di molti passeri”, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa sera. Il Vangelo va vissuto prima che predicato, lo dico qui con grande vergogna, perché io per primo non sempre ci riesco a viverlo fino in fondo».

In questo mese la gente ha mostrato tantissimo amore nei confronti di don Roberto, recandosi più volte in strada, nel luogo dove è stato ucciso. «Ha riconosciuto in lui una forte testimonianza evangelica, una figura attraente di amico di Dio e di ogni uomo che Dio ama».

© RIPRODUZIONE RISERVATA