Coronavirus, mascherine
Quali usare e come
I consigli di un medico

Il contributo del chirurgo Giorgio Baratelli, sulle corrette modalità di prevenzione. «Evitare il “fai da te”. La misura più efficace contro il contagio è un’altra: evitare i contatti, mantenere le distanze»

Le mascherine servono o non servono? Per fare un po’ di chiarezza, occorre considerare i due obiettivi fondamentali delle mascherine, che sono, da un lato, quello di evitare di diffondere il virus da parte di chi lo ha già contratto, quindi ammalati e portatori sani (infetti), che lo emettono con le famose goccioline (droplets, protezione in uscita). E, dall’altro, evitare che la persona sana subisca l’ingresso nelle proprie vie aeree del virus (ovvero la protezione in entrata). Una cosa, come punto di partenza: tutte le mascherine devono coprire il naso, la bocca e il mento, e devono aderire bene al volto, per evitare l’ingresso laterale, possibile in caso di aderenza non completa.

Facciamo chiarezza

Ci sono diversi tipi di mascherine, a cominciare da quelle chirurgiche. Sono state progettate soprattutto per proteggere il paziente, durante l’intervento. Ne esistono di tre tipi a seconda l’efficacia di filtrazione batterica (dal 95% al 98%). Sono fatte con tre strati di tessuto-non-tessuto: uno esterno filtrante, uno centrale impermeabile ai liquidi e permeabile all’aria e uno interno, a contatto con la pelle, ipoallergenico. Nella parte alta è inserita una barretta deformabile per stringere la mascherina sul naso (stringinaso). Le mascherine chirurgiche sono monouso e devono essere cambiate dopo circa 4 ore. Non fanno passare particelle (virus, batteri) di diametro di 4,5 micron.

Esistono poi i “Dispositivi di Protezione Individuale”: sono maschere per la protezione delle vie respiratorie di chi le indossa. In ambito sanitario, le maschere protettive sono classificate a seconda l’efficienza filtrante in: FFP1 (chiamate “antipolvere”), FFP2 e FFP3, con efficienza filtrante rispettivamente del 78%, 92% e 98%.

FFP vuol dire “filtering face piece”, cioè maschera filtrante. Le FFP2 e le FFP3 riescono a bloccare la quasi totalità delle particelle nocive fino a una dimensione di 0,6 micron (le goccioline in uscita sono di dimensioni maggiori). Le mascherine FFP2 e le FFP3 sono dotate di valvole espiratorie per migliorare il confort di chi le indossa, in quanto favoriscono la respirazione e riducono il riscaldamento dovuto al calore del respiro. Le valvole espiratorie proteggono in entrata ma non filtrano in uscita. Pertanto le mascherine con le valvole espiratorie non devono essere fatte indossare al paziente o al soggetto sospetto.

Indicazioni pratiche

Qualche indicazione pratica per evitare il contagio da coronavirus. Per gli operatori sanitari (che si devono proteggere dal virus) sono consigliate le mascherine di classe FFP2 o, meglio, FFP3 (e non le FFP1 perché hanno un’efficienza filtrante bassa). In loro assenza si possono utilizzare le mascherine chirurgiche.

I pazienti infetti o le persone sospette devono utilizzare le mascherine chirurgiche per evitare la diffusione del virus. Non sono indicate le mascherine FFP2 o FFP e sono assolutamente da bandire quelle con valvola espiratoria.

Infine, la questione della gente comune sana. In teoria le mascherine non servono alle persone sane. Nel caso dell’epidemia in corso, visto il problema dei portatori sani non identificati e della grande contagiosità e gravità dell’infezione, sono indicate comunque le mascherine chirurgiche per due motivi: per proteggere sé stessi da un possibile contagio, soprattutto se per ragioni lavorative non si possono rispettare le distanze di sicurezza sociali; e per evitare di diffondere il virus in caso che uno sia portatore sano.

La corsa all’accaparramento delle mascherine ha determinato la carenza dei dispositivi, che mette a rischio medici, infermieri, soccorritori e anche persone a rischio (ad esempio i pazienti immunodepressi), la speculazione sui prezzi (massimamente vergognosa) e la diffusione sui social di tutorial per prepararsi mascherine fai-da-te con i materiali più disparati, dalla carta da forno alla stoffa variamente recuperata. Ma questi materiali non hanno il potere filtrante delle mascherine chirurgiche e queste mascherine sono pertanto inutili perché le goccioline possono attraversarle sia in uscita, quindi contagiando se si è portatori del virus, che in entrata, quindi rimanendo contagiati. In più non aderiscono perfettamente al volto, non sono idrorepellenti e possono favorire il deposito e lo sviluppo di germi contaminanti. Infine la falsa certezza di essere protetti potrebbe pericolosamente portare chi le indossa ad avere comportamenti rischiosi.

Vale la pena ricordare che più delle mascherine è importanti limitare i contatti e rispettare le distanze interpersonali di sicurezza, perché sono i principali baluardi contro il contagio.

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