Colico, l’agente morto

«Il pm indaghi ancora»

Il giudice preliminare ha respinto la richiesta di archiviazione sulla tragedia di Francesco Pischedda - Sei mesi di tempo per approfondire il caso: il poliziotto della Stradale di Bellano si sarebbe potuto salvare?

L’inchiesta sulla morte dell’agente della Polizia stradale di Bellano Francesco Pischedda non sarà archiviata.

Ieri, a una settimana dall’udienza in Tribunale a Lecco nel corso della quale gli avvocati delle parti offese, i familiari del ventottenne perito a seguito delle gravissime lesioni interne causate dalla caduta dal cavalcavia della statale 36 di Curcio, a Colico, mentre tentava di fermare un ladro, si erano opposti alla richiesta di archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti dalla Procura di Lecco sui fatti del 2 febbraio dello scorso anno, il giudice preliminare ha sciolto la riserva, rinviando gli atti al pubblico ministero perché, entro sei mesi, «provveda ad approfondire il tema d’indagine».

A verificare, insomma, se vi siano stati ritardi, carenze o errori nella gestione sanitaria del paziente, rimasto per due ore e 20 minuti a terra, sull’asfalto, sotto la pioggia, dopo la caduta, prima di essere trasportato in ambulanza all’ospedale di Gravedona, dove gli venne diagnosticata una gravissima emorragia interna provocata dalla rottura dell’aorta a cui al nosocomio dell’alto lago non era possibile far fronte. E che venne dunque “dirottato” all’ospedale di Lecco, dove arrivò, cinque ore e 40 minuti dopo i fatti, ormai esanime.

L’ipotesi di reato di omicidio colposo, insomma, resta in piedi.

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