Chiavenna, il vicario guarito
«40 giorni molto pesanti»

Le parole di don Lorenzo Pertusini, vicario parrocchiale a Chiavenna, guarito dal Covid-19

«Quello che mi ha maggiormente stupito è la facilità con cui si entra in contatto col virus. Perchè ci si contagia e si contagia senza accorgersi. Almeno a me è capitato così. Ci ho pensato e ripensato, ma posso dire di non aver conosciuto alcuna persona positiva o prossima a persone positive nei giorni precedenti la mia malattia».

Ad assicurarlo è don Lorenzo Pertusini, 30 anni, di Nesso, in provincia di Como, vicario parrocchiale in San Lorenzo, a Chiavenna, dalla fine di agosto del 2016. Vive e lavora al fianco di don Andrea Caelli, arciprete, entrato con lui a Chiavenna, ed altri due sacerdoti, e, mai, si sarebbe aspettato di incappare nel coronavirus. Non ha patologie pregresse, è giovane e brillante, e, oltretutto, nei giorni precedenti l’insorgere dei primi sintomi aveva già ridotto, come tutti i sacerdoti, l’attività pastorale e, per quanto lo riguarda i contatti coi giovani che segue in oratorio, l’attività è limitata dal 23 febbraio scorso.

«Davvero non so come possa essere avvenuto il contagio - assicura -, tuttavia, dal 12 marzo scorso, era un giovedì, ho cominciato a non star bene. Mi sentivo debole e ho iniziato ad avere febbre. Per cui, da allora, ma già giorni prima, sono rimasto in casa. Affaticamento, febbre e pesantezza al torace continuavano. Soprattutto la febbre mi impensieriva, perchè non era alta, ma persistente, non scendeva neanche con la Tachipirina. La cosa mi ha indotto a chiamare il medico, il martedì successivo, che mi ha consigliato di chiamare il numero dell’emergenza. Così ho fatto. Sono arrivati in casa i soccorritori e mi hanno portato a Gravedona. Lì mi hanno fatto il tampone e tenuto in osservazione fino all’esito, il giorno dopo».

È emersa la positività e, insieme a quella, una bronchite. «Che non avevo mai presa prima - dice don Lorenzo -. Dato che la saturazione era buona, però, mi hanno fatto rientrare a casa con la cura a base di idrossiclorichina e antibiotico per dieci giorni. Ha iniziato a funzionare, per fortuna, e la febbre ad abbassarsi, mentre aumentavano inappetenza e nausea. È stato snervante, lo ammetto. Una malattia lunga, un su e giù continuo, quaranta giorni pesanti. Fino al tampone per testare la negativizzazione e il doppio tampone. Anche qui, alla fine, ho dovuto attivarmi io per chiedere il risultato, perché nessuno mi diceva più niente. Probabilmente un disguido. Hanno troppo daffare, per cui si rimane lì, un po’ sospesi».

La conferma

Lunedì scorso, comunque, insisti oggi insisti domani, don Lorenzo ha avuto l’attesa conferma. «Sono felice certo. Dopodiché, date le limitazioni che ci sono imposte, non è che la mia vita sia cambiata molto. Ieri sono andato a fare la spesa, e posso celebrare Messa con gli altri parroci. Per il resto, siamo molto attenti anche fra noi. Ciascuno mangia da solo, per evitare ogni problema e crearne ai fedeli. Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini, famiglia, amici, parroci, con telefonate, sms, preghiere. Anch’io ho pregato per loro. Posso dire di aver vissuto serenamente la malattia, a parte la stanchezza, forte, e la difficoltà a star bloccato, in casa, sempre...».

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