Centri estivi, non è facile
Solo con gruppi di 15 ragazzi

L’assessore Munarini: «Siamo pensando a come fare, non è facile- Lavoriamo con oratori, associazioni e altri enti»

Riaperte molte delle attività commerciali, slittata intanto al 31 maggio la ripresa di quelle sportive, per i centri estivi dedicati a bambini e ragazzi la data sembra essere l’ultima delle incognite di cui preoccuparsi.

A far paura, a rallentare l’organizzazione dei camp sono, infatti, le normative particolarmente stringenti.

E così gli ultimi ad avere una risposta in questa fase di graduale ripresa della normalità saranno proprio loro, i più giovani, insieme alle loro famiglie, di cui i decisori sembrano essersi dimenticati, minimizzando le ricadute psicologiche e fisiche di una socialità interrotta così bruscamente su personalità in formazione.

«Ci stiamo attivando, ci stiamo pensando, ma non è facile» ammette Ivan Munarini, assessore al Bilancio del Comune di Sondrio, una vita impastata con lo sport.

«La normativa è stringente - prosegue - e prevede moltissimi vincoli. Pare che i gruppi non potranno essere composti da più di 15 ragazzi seguiti da due assistenti e dovranno essere in aree separate». Luoghi di accoglienza che dovranno necessariamente tener conto delle intemperanze climatiche offrendo dunque soluzioni contemporaneamente all’aperto e al coperto.

«Per questo - prosegue Munarini - stiamo lavorando con gli oratori, con le associazioni sportive, ma anche con altri enti ed istituzioni per cercare di avere a disposizione spazi idonei». A partire dalle palestre degli istituti superiori, che ricadono sotto la giurisdizione della Provincia, che potrebbero andare ad aggiungersi alle sedi scolastiche di competenza comunale, quelle cioè degli istituti comprensivi cittadini. «Si tratta di un lavoro complesso Bisogna negoziare con i dirigenti scolastici, sentire le associazioni, il terzo settore e poi provare a mettere tutto insieme».

«I numeri sono questi e sarà un delirio – conclude Munarini -. Possiamo solo confidare nel rapporto Stato-Regioni, nella capacità cioè della Lombardia, così come della altre realtà, di spuntare maglie un po’ più larghe. Se la Regione uscirà con direttive chiare e fattibili potremo organizzarci. Non dipende solo da noi».

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