Bruciati 4mila posti
di lavoro in Valle

I dati dell’emergenza Più cessazioni e meno avviamenti - Il crollo più accentuato nel commercio e nei servizi

Più cessazioni, meno avviamenti. In totale nel primo semestre di quest’anno si contano circa 4mila posti in meno rispetto allo stesso periodo del precedente.

Non si tratta di un bilancio sorprendente, ma dall’analisi della Cisl di Sondrio sul mercato del lavoro nei primi due trimestri del 2020 emergono dati preoccupanti.

Da gennaio a marzo ci sono state 8.916 cessazioni e solo 5.5541 avviamenti, ben 3.375 in meno. L’analisi dei singoli comparti, che ovviamente deve tenere conto della stagione, fa segnare un crollo nel commercio e nei servizi (-4.099) e il segno più per agricoltura (+284 con 154 cessazioni e 438 avviamenti), costruzioni (+232 con 303 e 535) e industria (+208 con 957 e 1.165). È andata meglio nel secondo trimestre, con 5.166 cessazioni e 5181 avviamenti (+15).

«Dal confronto con i primi sei mesi del 2019 emerge la drammaticità di questi dati, visto che l’anno scorso da gennaio a giugno il saldo era positivo - commenta il segretario generale Davide Fumagalli -. In pratica, con 840 cessazioni in più e oltre 3.100 avviamenti in meno rispetto al 2019, ci sono stati 4mila posti di lavoro in meno su un totale di circa 75mila in provincia». Questo, precisa il sindacato, nonostante il blocco dei licenziamenti che ha permesso di evitare il peggio per i contratti a tempo indeterminato.

«Si è pagato un prezzo altissimo, lo dimostrano questi dati e le tabelle sugli ammortizzatori sociali che fanno registrare i 5milioni e mezzo di ore di cassa, tre volte e mezzo quelle del 2012 - aggiunge Fumagalli -. C’è un inevitabile impoverimento generale delle famiglie e di conseguenza del territorio».

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