Apre il rifugio Marco e Rosa
«Stranieri già prenotati»

Lenatti: «Incognita maltempo, norme anticontagio rispettate Ma siamo a 3600 metri, se uno arriva di notte con la febbre cosa facciamo?»

Terre alte, Covid-19, clima da autunno e imprenditori al lavoro per fare fruttare il periodo più produttivo dell’anno. In Valtellina nel giugno con maltempo e temperature che fanno venire voglia di restare in casa, c’è chi si attrezza per la stagione, nei rifugi, negli alpeggi. Giancarlo Lenatti, detto “Bianco”, alpinista, guida alpina, sciatore estremo, rifugista, tra una settimana apre il Marco e Rosa la struttura ricettiva più alta della Lombardia.

Non sarà bel tempo, sono previste temperature brusche, il rifugio lavora e sorge ai 3600 metri di Forcola di Cresta Guzza, Lanzada. E si sta correndo per dotare gli interni dei presidi antipandemia. Non c’è niente di facile.

Divisori

«Come da programma apro giovedì 18 – spiega Bianco – ho riunione con la dirigenza del Cai sezione Valtellinese, la proprietà, per i nuovi allestimenti». Distanziamenti, termoscanner, plexiglas, «Per i numeri – precisa – dovremo stare al 50% della normale capienza, ci adatteremo, le regole sul distanziamento sono stringenti. I separatori in plexigas nei cameroni li dovremo mettere. Abbiamo il tavolato, non ci sono le stanze di un albergo, siamo un rifugio alpino, dovremo fare i divisori, bisogna farli per legge. E si dormirà due persone alla volta, se consenzienti, altrimenti saranno in postazione singola. Poi servono i saponi igienizzanti, le “pistole” per provare la febbre». Il contesto d’alta quota pone però anche problemi etici e di buon senso, il rifugio Marco e Rosa di recente costruzione, incastonato tra i ghiacci a 3600 metri di quota, è base di partenza per affrontare il Bernina: «Se uno arriva alle 2 di notte dal ghiacciaio e c’è la bufera e ha la febbre cosa facciamo, lo facciamo morire all’addiaccio tenendolo al di fuori?», si chiede Lenatti. Il rifugio come detto aprirà giovedì. «Delle strutture alte – afferma – siamo la prima a diventare operativa. Di prenotazioni ne abbiamo, soprattutto stranieri, mi sembra che gli italiani siano ancora un po’ impauriti dallo scenario».

All’interno riscaldamento solare con pannelli esterni e lastre refrattarie di cemento, è un impianto avveniristico per un rifugio. «In Europa siamo i soli a esserne dotati. Quando è brutto tempo facciamo andare anche i termosifoni a gas e la casa è sempre molto calda». Quest’anno, almeno per il mese in corso, serve. «Sono belle temperature – preannuncia Bianco – nella settimana appena trascorsa non è stato bel tempo, questa che arriva dovrebbe essere meteorologicamente anche più rigida, avremo dai meno 10 ai meno 15 sotto zero. Se calcoliamo che il 21 del mese è il giorno più lungo e poi “torniamo nell’inverno”, c’è da pensare». I rifugisti delle strutture alpine più in quota aprono, tra la neve che scende e le nuove norme anticovid, e anche gli alpeggiatori portano le mandrie ai pascoli alti. Valentina Donagrandi, azienda agricola in Valdidentro, sta già monticando. «Siamo in località San Colombano, in Valdisotto» conferma. Sono a 2250 metri nell’alpeggio che ospita anche un agriturismo, sono saliti con 46 bovini. «Con il caldo primaverile siamo partiti in anticipo e siamo riusciti anche a portarci subito al pascolo alto – spiega Valentina – adesso è cambiato, due mattine fa avevamo la neve, oggi c’era un grado». Dice però che ci sono tutte le condizioni per lavorare.

«Turisti agli antipodi»

«Il clima è matto come noi e dobbiamo adattarci, purtroppo non ce la facciamo a comandarlo. Ma si procede, anche l’agriturismo è aperto, ogni ambiente è riscaldato, non ci sono assolutamente disagi. La curiosità – precisa – è che i turisti o sono spaventati dalla pandemia, e ti avvicinano con ritrosia, o le precauzioni se le sono proprio già dimenticate. Non c’è una via di mezzo. E non badano a spese, mi aspettavo reazioni contrarie. Per il resto, osserviamo le disposizioni sulla sanificazione, io sono persino fin troppo meticolosa. Ma è così, è il periodo, se facciamo tutti i bravi, ci sono le condizioni per lavorare. Anche la gente è rispettosa e apprezza gli sforzi che si fanno».

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