Addio a Pier Carlo Battè, aveva 52 anni: cronista con l’amore per la letteratura

Lutto in redazione Originario di Savona, ha lavorato a La Provincia dall’estate del 2000. Giornalista impegnato a lungo anche nel sindacato. Oggi alle 16,30 a Rebbio l’ultimo saluto

«Ciao fre, guantemuse». «Mia fre, davei» («Ciao, fratello, sosteniamoci a vicenda». «Certo, fratello davvero», in dialetto savonese).

Ci siamo salutati così per una vita, anche quando ti era rimasto solo un filo di voce. E così ti saluto ancora oggi, quando mi è toccato il compito più difficile. Dover salutare per l’ultima volta Pier Carlo Battè, un amico e un collega che è mancato ieri dopo aver lottato con tutta la forza che aveva contro una malattia che non gli ha lasciato scampo.

Quella forza e quella determinazione che lo avevano portato a superare ogni difficoltà che ha incontrato e a diventare un giornalista di razza.

La sua carriera

Prima a Savona, città dove era nato il 1 luglio del 1970, nelle file del settimanale “Il Letimbro”, dove aveva fatto il praticantato, collaborando però anche ad altre testate, e ricoprendo un ruolo di primo piano nella Società Savonese di Storia Patria.

Poi, dall’estate del 2000, al quotidiano “La Provincia” dove ha lavorato, tra le redazioni di Como e Cantù, fino a quando le forze glielo hanno permesso, senza però perdere le sue radici. Da Camillo Sbarbaro, uno dei poeti che ha più amato fino ai sapori tipici della focaccia e della frittura di pesce che spesso ricordava con nostalgia e un sorriso. Un giornalista di razza, dicevamo, sempre attento, curioso, con la voglia di apprendere e di approfondire. Lo ha dimostrato tante volte, nei molti articoli che ha scritto nella sua carriera, ma anche quando titolava o “passava un pezzo” che era arrivato in redazione da qualche corrispondente.

La passione per i libri

Una passione e una voglia di sapere che non lo hanno mai abbandonato fino alla fine. Come la sua grandissima passione per i libri e per la lettura che lo aveva portato a formarsi una biblioteca di grande livello. Non solo per quantità dei libri che aveva, ma soprattutto per la qualità dei testi che aveva letto e riletto.

Lo dimostrano le tante sottolineature che faceva con la matita rossa e blu, proprio come quella che usavano le maestre una volta, per evidenziare passi e citazioni che più l’avevano colpito. Tanti i libri in inglese (lingua che sapeva bene, avendo fatto anche l’Erasmus ad Amsterdam, quando era studente universitario), ma anche in tedesco e spagnolo.

Laureato in Storia, aveva una grande cultura, che lo ha sicuramente aiutato nella professione, ma che non ha mai voluto sfoggiare.

Anzi. Era sempre pronto a chiedere, a fare domande. E se fare domande è la base del mestiere di giornalista, in lui evidenziavano un’attenzione vera alle persone che aveva di fronte, al dialogo, al confronto. Sempre pronto a dare una mano, un consiglio, un suggerimento, senza che ci fosse bisogno di chiederlo. Come ha dimostrato anche impegnandosi per tanti anni nel nostro Comitato di redazione.

Anche negli ultimi tempi, quando le conseguenze della malattia si facevano sentire sempre di più, non hai smesso di informarsi, di telefonare, di chiedere come andavano le cose al giornale. Con Pier Carlo se ne va un amico, un collega, un giornalista di valore che saluteremo questo pomeriggio alle 16,30 nella chiesa di San Martino a Rebbio. Tutta la redazione si stringe a Francesca e alla sua famiglia,in questo momento così doloroso.

«Ciao fre, guantemuse ancun».

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