«Abitare dietro il Posta è insostenibile. Cadono pezzi di tetto»

La protesta a Campodocino. Gli abitanti di via Tini sono preoccupati: «Ogni volta che transitiamo davanti casa abbiamo paura. Ci sono anche alberi pericolanti che potrebbero cedere».

«Il Comune prenda la situazione in mano e ordini la demolizione. Non possiamo vivere in una situazione di costante pericolo». Vivono dietro l’ex albergo Posta e sottolineano come, nonostante la chiusura della strada comunale di via Tini nelle scorse settimane, la convivenza con il rudere della struttura alberghiera chiusa da anni sia tutt’altro che semplice.

«Il nostro condominio - spiega Patrizia Passerini - è situato dietro l’albergo. Per uscire di casa a piedi dobbiamo obbligatoriamente passarci di fianco. Abbiamo segnalato più volte al sindaco, il pericolo di eventuali cadute dal tetto e dai muri, ma purtroppo senza nessuna risposta. Il tutto con grave rischio ogni volta che obbligatoriamente dobbiamo passare per raggiungere le nostre abitazioni. Dall’edificio cade materiale sulla strada e sono presenti alcune piante con radici ormai scoperte che temiamo possano crollare». Che la situazione dell’ex albergo sia gravissima è cosa nota. Lo è da anni. Nelle scorse settimane il Comune è stato costretto a chiudere la strada di fronte all’immobile, rendendo anche inaccessibile una fermata dei pullman e la piazzola ecologica. Ovviamente per motivi di sicurezza: «Conosciamo la situazione dell’immobile della signora Passerini - commenta il sindaco Enrica Guanella - ma possiamo rassicurare che su quel versante attualmente non ci sono pericolo. Il passaggio non è attaccato all’immobile e le piante che erano considerate a rischio sono già state tagliate». Questo per il contingente, ma Guanella sottolinea come in questi anni l’amministrazione non sia rimasta con le mani in mano: «Quella del Posta è una situazione grave e lo è ormai da una trentina d’anni. Purtroppo la demolizione richiederebbe un investimento da parte del Comune di Campodolcino attualmente insostenibile».

Il sindaco non lo dice, ma si parla di 200-300mila euro per demolire e smaltire il materiale. Come noto la società proprietaria è in liquidazione: «Bisogna muoversi con i passaggi giusti - continua Guanella -. A novembre abbiamo fatto fare una perizia sul tetto, allegata a un ingiunzione che obbliga la società alla messa in sicurezza. Ci è stato assicurato un intervento, che ancora non si è visto nonostante alcuni solleciti. Dell’intera situazione è stata informata la prefettura». C’è un obiettivo a breve termine, insomma, per riaprire via Tini e far tornare la zona alla normalità. «L’obiettivo - conclude Guanella - è ovviamente la demolizione. Ci sono, però, tempi e ostacoli burocratici».

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