«A casa dopo tre mesi
la mia consolazione
averne salvati tanti»

Intervista a Carlo Fiori direttore sanitario Fondazione onlus “Casa di riposo Città di Sondrio”

Sondrio

Quella di martedì 30 giugno è stata, per Carlo Fiori, 59 anni compiuti il 3 giugno, dentro la Rsa, sposato, un figlio, residente a Tresivio, direttore sanitario della Fondazione onlus “Casa di riposo Città di Sondrio”, la sua prima notte a casa dopo tre mesi trascorsi, h 24, dentro la casa di riposo di via Don Guanella. La decisione di non lasciare mai i propri pazienti, ed evitare quell’avanti e indietro da casa che avrebbe potuto comportare rischi tanto per i famigliari quanto per gli ospiti della Rsa, Fiori, l’ha maturata il 31 marzo scorso.

Cosa l’ha spinta a tanto, dottor Fiori?

La rapidità con la quale il covid si è diffuso dentro la struttura. Perché è nella notte fra il 30 e il 31 marzo che ho realizzato essere in atto, in via Don Guanella, un processo del tutto nuovo, difficile da governare. Nel giro di due giorni, al secondo piano della struttura, solo questo, per fortuna, si sono presentati almeno 11-12 casi di sospetto covid. Dal punto di vista clinico i connotati della malattia erano quelli, poi, in quella fase, difficile da appurare, perché tamponi non se ne potevano fare e anche l’ospedalizzazione era possibile solo per i casi più gravi. Abbiamo dovuto gestire tutto “in house”.

Come avete fatto a contenere il contagio?

In primis abbiamo deciso di tenere rigidamente separate le due strutture di via Lusardi e di via Don Guanella, dedicando, ad entrambe, sempre gli stessi medici e gli stessi operatori. Per cui i colleghi Simone Dell’Agostinio e Demetrio Viglianisi sono rimasti in via Lusardi, mentre io e il collega Demetrio Amedeo ci siamo occupati dei 155 ospiti di via Don Guanella. Assente, purtroppo, per malattia una collega, ho deciso di rimanere io, h 24, in pianta stabile, in modo da garantire la reperibilità notturna. Sono stati giorni difficili, durissimi.

Quante persone si sono contagiate?

Abbiamo avuto 32 positività, di cui solo una fra i 66 ospiti del primo piano della struttura di via Don Guanella, fra l’altro subito isolato e trasferito al secondo piano. Dove il covid era già entrato, colpendo, appunto 31 ospiti e diffondendosi in modo velocissimo. Di queste persone, solo quattro avevano forti problemi respiratori, per cui sono state ricoverate e solo una è, purtroppo, rientrata. Tutti gli altri sono stati gestiti da noi. I decessi, alla fine, sono stati nove, per noi un grosso colpo, ma, riuscire a riportare a guarigione tutti gli altri è stato motivo di grande soddisfazione, perchè erano tutti molto provati.

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