Giovani per la prima volta al voto: «Facciamoci sentire»

Come si preparano i ragazzi al loro primo appuntamento elettorale? Lo spiegano i diciottenni

Sara Masini, 18 anni compiuti a maggio, non è mai stata interessata alla politica.

Con l’avvicinarsi delle elezioni del 4 marzo, e del suo primo voto per dire la sua sul futuro dell’Italia, si è però accorta di dover cambiare approccio.

«Ogni tanto mi capita di parlare di politica con gli amici e sempre più spesso mi rendo conto che molti ragionano per sentito dire e per luoghi comuni.

Questa cosa mi dà molto fastidio, perciò mi sforzo di leggere giornali e ed informarmi al meglio per costruirmi un’opinione ragionata, basata su fatti reali».

Luca Villa, anche lui neo maggiorenne, non ha invece avuto bisogno delle elezioni per avvicinarsi all’argomento: «dopo aver vissuto l’esperienza del Model United Nations a New York, una simulazione di un’assemblea dell’ONU dove mi sono confrontato su argomenti di politica internazionale con altri ragazzi, mi sono appassionato sempre più a questa materia fino ad iscrivermi ad un partito nel settembre 2017». Conviene, però, sul fatto che fin troppi giovani chiamati alle urne non abbiano voglia di informarsi, tantomeno di partecipare alla vita politica italiana.

«Talvolta capita che in vista di elezioni o altri avvenimenti specifici i miei amici si interessino dell’argomento, ma si tratta di qualcosa di molto superficiale e fondato su una lettura veloce di qualche notizia online: è un ambito molto pesante a cui io mi interesso perché magari potrei pensare di farne una carriera futura, ma sono in pochissimi ad avere una passione come me. Personalmente, mi tengo aggiornato seguendo sui social le dirette dei personaggi politici, le pagine dei partiti e dei principali esponenti, leggendo molti giornali online e guardando il telegiornale. Nel partito naturalmente ho inoltre la possibilità di informarmi più a fondo e scoprire dettagli che magari i notiziari hanno tralasciato».

Lo spazio per i giovani

«Spesso viene detto che non c’è spazio per i giovani in politica» continua Luca. «Secondo me non è così. Nel partito mi hanno tutti avvertito di non demoralizzarmi perché nessun obbiettivo si raggiunge senza un po’ di fatica e porte in faccia: di certo per percorrere questa strada e farsi spazio fra la solita vecchia guardia, che rimane aggrappata alla poltrona, serve avere tutte quelle abilità “da politico” che prescindono dalla voglia di fare.

Ma molti giovani non provano nemmeno ad interessarsi o a partecipare, non ne hanno voglia né ne sentono il bisogno; situazione molto diversa rispetto agli anni 70 e 80, quando la politica era qualcosa di molto più sentito e rilevante, se ne discuteva e si scendeva a manifestare fin da giovanissimi».

«Noi ragazzi possediamo un potere enorme, abbiamo la concreta possibilità di dare il via ad un cambiamento, non per forza seguendo la linea politica dei partiti già esistenti. Possiamo scegliere di deviarla, eliminando ciò che magari funzionava prima, ma non può più essere applicato all’Italia dei nostri giorni. Un’Italia che - sottolinea infine - resta un Paese di anziani e degli anziani.

È importante svecchiare questi governi che ripresentano sempre i soliti noti per 40 anni consecutivi, e ci sono molti modi per farlo: iscrivendosi ai partiti, andando a votare, facendo sentire la propria voce.

Le nostre opinioni, improntate verso ideali di destra o di sinistra che siano, hanno un valore nella misura in cui scegliamo di esprimerle».n

Giulia Negri, 17 anni

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